Così fermammo gli Euromissili

Reagan e Gorbaciov alla firma del trattato INF
Reagan e Gorbaciov alla firma del trattato INF

Pubblicato nella rivista SAPERE – OTTOBRE 2011  anno 77°, numero 5 (1076) pag. 106,107,108

Ho taciuto per circa trent’anni. Operare in silenzio è spesso una condizione tipica di chi deve lavorare per la pace, e quindi per la sicurezza collettiva. Trent’anni fa, nel pieno della corsa alle armi nucleari e della cosiddetta Guerra Fredda tra USA ed URSS, tra capitalismo e cosiddetto socialismo reale, si giunse tanto vicini all’impiego delle armi nucleari che medici americani e sovietici, ormai amici dopo tanti anni di collaborazione accademica internazionale, decisero di intervenire per aiutare i leaders in carica alla Casa Bianca ed al Cremlino a capire l’urgente necessità di un accordo strategico, fino allora impensabile, tra le due superpotenze nucleari che rappresentavano. Tre medici americani e tre sovietici, dunque, fondarono l’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, International Physicians for the Prevention of  Nuclear War (IPPNW, www.ippnw.org), e  a fine 1981, mentre ero  Ufficiale Medico dell’Aeronautica Militare Italiana,  ne fondai la sezione italiana, sviluppando una serie di attività che contribuirono direttamente al processo di pace tra USA ed URSS che portò Reagan e Gorbaciov nel 1987 a sottoscrivere il Trattato sulle Armi Intermedie, il cosiddetto INF Treaty, Intermediate Nuclear Forces Treaty, con il quale fu deciso lo smantellamento dei missili nucleari sovietici SS 20 ed americani Cruise e Pershing II dall’Europa: i cosiddetti “euromissili”.

Istituimmo il Comitato Scientifico Italiano “Medicina per la Pace”, e facemmo venire in Italia il medico americano Bernard Lown, cardiologo, docente universitario a Boston, ed il medico sovietico Eugene Chazov, docente universitario a Mosca e medico personale dei Capi di Stato sovietici. La mostra multimediatica “Senzatomica”, realizzata da Soka Gakkai con la collaborazione e il patrocinio dell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, organizzazione Premio Nobel per la Pace 1985, e come strumento della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN, www.icanw.org), voluta dall’Internazionale stessa, con ufficio a Ginevra, oggi a disposizione di cittadinanza ed istituzioni,  ricorda ampiamente per immagini il clima gelido di confrontazione e minaccia nucleare di quegli anni. Tenemmo così a Roma, l’11 marzo 1983, il I Incontro Scientifico Internazionale per la Prevenzione della Guerra Nucleare “Medicina per la Pace”: di mattina tenemmo una sessione di ricerca scientifica all’Accademia Nazionale dei Lincei  (i cui atti furono pubblicati nel volume La Nuova Italia Scientifica NIS, dal titolo: “Medicina per la pace”), mentre nel pomeriggio incontrammo al Teatro Argentina moltissimi studenti delle scuole medie superiori di Roma, per parlare di pace e disarmo nucleare in Europa.

Voglio ricordare che oggi, rispetto ad allora, in “Senzatomica” parliamo dell’Abolizione delle Armi Nucleari, e non solo, come trent’anni fa, dello smantellamento di una sola categoria di armi nucleari, le armi nucleari intermedie o a media gittata o “euromissili”.

 Cinque mesi dopo, mandatovi dalla Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Bologna, andai a Londra, all’Istituto Internazionale di Studi Strategici, per sviluppare la ricerca: “Il rischio nucleare da armi in Italia: il ruolo della medicina”. Con quella ricerca la componente italiana dell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare diede un contributo diretto ed importante al processo di disarmo nucleare in Europa.

La contrapposizione nucleare allora in atto in Europa con il dispiegamento di SS 20 da una parte e Cruise e Pershing II dall’altra, vedeva infatti la diretta partecipazione, in termini di rischio militare e civile, della nostra Nazione, che aveva deciso di accogliere il dispiegamento in Sicilia da parte degli Stati Uniti d’America di 112 missili nucleari Cruise. Tali missili nucleari cosiddetti da crociera, perché in grado di seguire i rilievi del terreno volando ad un’altezza dal terreno compresa tra cinquanta e cento metri d’altezza ad una velocità di circa 900 km orari, sfuggendo in tal modo all’individuazione da parte dei radar nemici e quindi capaci di colpire l’obiettivo con un margine di errore di circa un metro, sfuggendo a qualsiasi possibilità di intercettazione, furono aviotrasportati dagli USA a Comiso, in provincia di Ragusa, e da qui, a gruppi di 4, dispersi per la Sicilia su 28 giganteschi camion trasportatori erettori lanciatori, i cosiddetti TEL (Transporter Erector Launcher), in modo da sottrarli ad una distruzione selettiva, possibile con un attacco nucleare specifico sulla base aeroportuale di Comiso.

A Londra seppi che satelliti americani avevano individuato caccia Mig sovietici che, partendo da aeroporti militari libici, e volando nello spazio aereo internazionale sul Canale di Sicilia in missione di spionaggio elettronico, fotografavano palmo a palmo la Sicilia per individuare ogni camion nucleare trasportatore erettore lanciatore nel tentativo di colpirli selettivamente con missili nucleari, ma che i tempi di rilevamento elettronico erano tali da costringere i sovietici in caso di guerra ad un attacco nucleare a tappeto sulla Sicilia con un numero di testate compreso tra 80 e 200, per giungere alla cosiddetta “capacity of disabiliting”, cioè “capacità di disabilitazione” del sistema complessivo d’arma nucleare Cruise dispiegato in Sicilia.

Nel giugno 1984 presentai quella ricerca universitaria italiana ad Helsinki, al IV Congresso Mondiale dell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, al workshop su “Strategie di Prevenzione della Guerra Nucleare”, condividendola con Pavel Palathenko, che affiancava in quel workshop per le traduzioni il professor Iliyn, uno dei tre medici sovietici cofondatori dell’Internazionale Medici, e che qualche mese dopo fu scelto da Reagan e Gorbaciov come interprete unico dei colloqui USA-URSS per il disarmo nucleare in Europa.

Quella ricerca italiana colpì molto Pavel, perché nel presentarla rivelammo anche che il 6 giugno 1980, al NORAD, il Comando Generale della Difesa Strategica degli Stati Uniti, la guerra nucleare, per errore dei computer, era iniziata e finita, durando quindici minuti, senza il lancio dei missili perchè si era giunti in tempo a scoprire l’errore e a decidere l’interruzione delle procedure di lancio dei missili nucleari intercontinentali. Colpimmo molto Pavel perché ricordammo che nel caso degli euromissili, cioè dei missili nucleari intermedi, i tempi di volo sull’obiettivo, a volte di soli dodici minuti, in caso di errori tecnici o umani dei sistemi di lancio, non sarebbero  nemmeno stati sufficienti per accorgersi dell’errore interrompendo in tal modo le procedure di lancio e di guerra nucleare.

Gli eventi si svilupparono nei mesi successivi nel modo seguente: il 7 novembre 1985 Reagan e Gorbaciov si incontrarono per la prima volta a Ginevra, interpretati da Pavel Palathenko, accordandosi su un solo concetto: l’esistenza del concetto di “Unintentional nuclear war”, cioè di “guerra nucleare non intenzionale”, vale a dire la possibilità che la guerra nucleare potesse iniziare per errore tecnico o umano. Tale accordo preliminare del loro incontro di Ginevra fu la base su cui fondarono entrambi, sempre interpretati da Pavel, tutti i loro successivi incontri che in poco più di un anno li condusse alla firma del Trattato INF che smantellò i missili nucleari a raggio intermedio dall’Europa. Ricordo che un mese dopo il primo incontro tra Reagan e Gorbaciov, quando, il 10 dicembre 1985, ad Oslo, in qualità di rappresentante italiano dell’Internazionale Medici, feci parte della delegazione che ricevette il Premio Nobel per la Pace, fu proprio chi parla a comunicare all’Ambasciatore Italiano in Norvegia che USA ed URSS si erano accordati sul concetto di “guerra nucleare non intenzionale”,  cioè di guerra nucleare per errore tecnico o umano. Di questo particolare parlai il 3 gennaio 1986, in un articolo che pubblicai sul quotidiano romano “Paese Sera”.
Assieme a Michail Gorbaciov la delegazione IPPNW al IV Summit dei Premi Nobel per la Pace (Roma, 28 novembre 2003). A fianco, in prima fila, Ronald McCoy, presidente mondiale di IPPNW. Alle sue spalle, Michele Di Paolantonio e una giovane rappresentante dell'organizzazione.
Assieme a Michail Gorbaciov la delegazione IPPNW al IV Summit dei Premi Nobel per la Pace (Roma, 28 novembre 2003). A fianco, in prima fila, Ronald McCoy, presidente mondiale di IPPNW. Alle sue spalle, Michele Di Paolantonio e una giovane rappresentante dell’organizzazione.

Il Premio Nobel per la Pace fu conferito nel 1985 alla nostra organizzazione con la seguente motivazione:

“Il Comitato Norvegese per il Nobel ha deciso di assegnare il Premio Nobel per la Pace per il 1985 all’Organizzazione Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare. Il Comitato ritiene che questa organizzazione abbia reso un notevole servizio all’umanità diffondendo informazioni autorevoli e creando una consapevolezza delle catastrofiche conseguenze della guerra atomica. Il Comitato ritiene che ciò, a sua volta, contribuisca ad un aumento della pressione dell’opposizione pubblica alla proliferazione delle armi atomiche e ad una ridefinizione delle priorità, rivolgendo una maggiore attenzione alla salute e ad altri problemi umanitari. Questo risveglio dell’opinione pubblica che ora si evidenzia sia all’Est che all’Ovest, sia al Nord che al Sud, può dare agli attuali negoziati sulla limitazione delle armi nuove prospettive ed una nuova serietà. A questo riguardo il Comitato attribuisce particolare importanza al fatto che l’organizzazione è stata formata in seguito ad una iniziativa congiunta di medici americani e sovietici e che ora si è sostenuta da medici di più di 40 paesi in tutto il mondo.
Dichiarazione Ufficiale del Comitato Nobel Norvegese. 11 ottobre 1985.”

Il contributo personale, dunque, di un giovane medico italiano dell’età di trent’anni al processo di disarmo nucleare USA-URSS in Europa, sviluppatosi con iniziative, studi e ricerche tra Firenze, Roma, Bologna e Londra, fu così efficace che lo commentai brevemente proprio con Pavel a Mosca, all’Arbat Restaurant, il 27 maggio 1987, in occasione del VII Congresso dell’Internazionale Medici, due giorni prima che, sotto il suo preciso interpretariato, Reagan e Gorbaciov firmassero al Cremlino il Trattato INF. Quel Trattato , ratificato nel dicembre 1987 alla Casa Bianca, decise lo smantellamento dall’Europa, e quindi anche dall’Italia, delle Armi Nucleari Intermedie . Tuttavia è stato necessario quasi un quarto di secolo perché, grazie alle potenti capacità della comunicazione informatica globale, utilizzabili anche attraverso il sito di “Senzatomica” (www.senzatomica.org), oggi fosse credibile e concretamente perseguibile, da parte di ciascuno di noi, in una reazione a catena di informazione, educazione e produzione di consapevolezza e consenso alla pace, al disarmo nucleare ed alla non violenza, l’Abolizione delle Armi Nucleari, cioè quella che il Sindaco di Hiroshima, Presidente dell’organizzazione mondiale “Mayors for Peace”, Sindaci per la Pace, ha chiamato la Liberazione del pianeta dalle Armi Nucleari entro il 2020.

Dopo il 1987 a Mosca, Pavel ed io ci incontrammo di nuovo moltissimi anni dopo, nel novembre 2003, in occasione del Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace, dove rappresentavo l’IPPNW, Premio Nobel 1985, mentre Pavel, in qualità di suo consigliere speciale, accompagnava Gorbaciov, Premio Nobel per la Pace personale e Co-Presidente dei Summit.

Lasciatemi esprimere una testimonianza personale. L’aver vissuto segretamente l’esperienza che ho deciso dopo oltre un quarto di secolo di raccontare ha pesato moltissimo sulla qualità della mia vita, in termini di tristezza ed infelicità, a causa della diretta conoscenza della gravità dei problemi legati all’esistenza della minaccia nucleare, al giorno d’oggi aggravato ulteriormente dalla possibilità dell’uso anche terroristico delle armi nucleari esistenti.
Ho provato sorpresa, nel giugno 2010, quando mi è stato proposto di contribuire allo sviluppo del progetto educativo e preventivo “Senzatomica” ideato da Soka Gakkai Italia, ma ho capito subito che dovevo farlo e bene, perché tanti più saremo a lottare contro le armi nucleari ed ogni altra arma di genocidio, tanto maggiore sarà la possibilità di liberare il pianeta e quindi le nostre vite ed il nostro futuro dalla loro minaccia. Questa consapevolezza collettiva è una delle principali premesse per costruire pace, abolizione delle armi nucleari, non violenza, e quindi vita e felicità.
E’ urgente la necessità di innescare una nuova reazione a catena, questa volta di consenso all’abolizione di tutte le armi nucleari, perché l’arma nucleare più sicura è quella smantellata e smontata, pezzo per pezzo.

Mi si permetta, infine, di rileggere alcune parole che scrissi venticinque anni fa, nell’articolo su “Paese Sera” a cui ho fatto riferimento, di ritorno dalla Cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Pace all’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare (www.ippnw.org):  “L’obiettivo della presa collettiva di coscienza dell’intera umanità, sui rischi di una guerra nucleare, condizione unica per un effettivo disarmo nucleare, è il minimo, essenziale, comune denominatore, dei 135 mila medici di 41 paesi del nord, del sud, dell’ovest e dell’est che si battono per prevenire la guerra nucleare assicurando in tal modo un decisivo, irrinunciabile intervento di prevenzione a difesa della salute dell’umanità. L’unico intervento medico possibile in una guerra nucleare, non è dopo, ma prima, e consiste nella sua prevenzione.

Più di quarant’anni fa i fisici del progetto Manhattan lavoravano negli Stati Uniti attorno ad un’idea: la liberazione di immense energie, intervenendo a modificare l’organizzazione della materia, attraverso la fissione dei nuclei di atomi di elementi radioattivi, in una reazione a catena. Nacquero in questo modo le bombe di Hiroshima e Nagasaki.

Analogamente a quanto fecero i fisici allora, oggi medici di tutto il mondo lavorano all’innesco di una reazione a catena, ma questa volta di pace e di disarmo, che colpisca nel profondo e modifichi il modo di pensare della gente, di ogni latitudine e di ogni sistema politico.

Così come la fusione nucleare, inoltre, ha reso possibile la realizzazione di bombe ancora più potenti, attraverso la liberazione di quantità ancora più grandi di energia in tempi minori, unificando elementi diversi, analogamente i medici per la prevenzione della guerra nucleare si propongono di fondere in un unico sforzo realtà umane e sociali profondamente diverse, spesso opposte, allo scopo di rendere possibile una esplosione planetaria, la più grande possibile, di pace e di disarmo nucleare generale, reciproco e controllato.
Mai è stato così urgente tutto questo. Anche per questo ciascuno, nella propria qualità di cittadino, di lavoratore, di educatore, di politico, di religioso, di comunicatore, di ricercatore, può e deve dare il proprio concreto, costruttivo, decisivo contributo di divulgazione e conoscenza a favore del disarmo nucleare, in termini di vera e propria diplomazia della cittadinanza, la diplomazia più forte, quella che la società civile di ogni parte del mondo sa esercitare, e con sempre maggior successo, come gli stessi avvenimenti recenti in Paesi di Nord Africa e Medio Oriente dimostrano.

Michele Di Paolantonio
specialista in Igiene e Medicina Preventiva
e  Presidente  della Sezione Italiana
dell’International Physicians for the Prevention
of Nuclear War (IPPNW)

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