Stigmatizzare, bandire ed eliminare: una nuova prospettiva sul disarmo nucleare

26 settembre 2013, si concludono i lavori del primo incontro ad alto livello sul disarmo nucleare. ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) ha apprezzato la crescente attenzione degli Stati sull’impatto umanitario delle armi nucleari e i sempre più numerosi appelli per ottenere la loro abolizione.

ICAN-logoIl primo incontro ad alto livello sul disarmo nucleare ha concluso oggi (26 settembre 2013, NdT) i suoi lavori a New York. L’incontro – convocato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – mette la questione del disarmo nucleare al vertice dell’agenda globale. L’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN,  Campagna internazionale per abolire le armi nucleari) ha apprezzato la crescente attenzione degli Stati sull’impatto umanitario delle armi nucleari e i sempre più numerosi appelli per ottenere la loro abolizione.Nonostante la resistenza degli Stati che dispongono di armi nucleari un numero sempre crescente di Paesi e organizzazioni internazionali, messi sotto pressione dalle innegabili prove dell’impatto umanitario delle armi nucleari e preoccupate dal progresso limitato del disarmo nucleare, hanno riconosciuto la necessità di affrontare il pericolo umanitario globale rappresentato delle armi nucleari con azioni urgenti e decise verso la loro proibizione. Lo sforzo di organizzare due conferenze sull’impatto umanitario delle armi nucleari, quella tenutasi a Oslo nello scorso marzo e quella che sarà tenuta in Messico nel febbraio 2014, è stato particolarmente apprezzato dai partecipanti.

Il presidente austriaco, H.E. Heinz Fischer, nel suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha delineato un chiaro percorso verso l’abolizione: stigmatizzare, bandire ed eliminare, facendo notare che la proibizione delle armi nucleari potrebbe essere realizzata prima della loro effettiva eliminazione. Il fatto che dichiarazioni simili siano state fatte oggi da un grande numero di Paesi che non hanno armi nucleari mostra come il dibattito stia prendendo sempre più importanza, comportando uno spostamento del dibattito che ora si concentra su argomenti umanitari piuttosto che su dottrine di sicurezza e politiche di potere. Il dibattito era un ulteriore segno che gli Stati che non dispongono di armi nucleari stanno guadagnando fiducia e reclamano la proprietà di un dibattito che era stato in precedenza controllato dai possessori di armi nucleari.

Oggi il Community of Latin American and Carribean States (CELAC, Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici) ha riaffermato il suo impegno nei negoziati per ottenere uno strumento legalmente vincolante per la messa al bando delle armi nucleari.

Sfruttando questa situazione, il Ministro degli Esteri del Messico ha annunciato che un’ulteriore conferenza per continuare la discussione sull’impatto umanitario delle armi nucleari sarà tenuta il prossimo febbraio a Nayarit (Messico).

“I punti chiave del dibattito sono stati la crescente importanza del discorso sull’impatto umanitario e l’entusiasmo per la conferenza di Oslo dello scorso marzo e per la prossima conferenza in Messico di febbraio. Questo dibattito rafforza la nostra fiducia e conclude che c’è una strada credibile di fronte a noi che porta al bando delle armi nucleari” dice Beatrice Fihn, membro della dirigenza internazionale  dell’ICAN, “per la prima volta gli Stati che non possiedono armi nucleari hanno preso l’iniziativa senza chiedere il permesso degli Stati che ne sono in possesso. Non bisogna lasciare che gli Stati che possiedono armi di distruzione di massa impongano al resto del mondo che il possesso di queste armi sia in qualche modo accettabile per un gruppo ristretto”.

Nonostante questo momento favorevole gli Stati che possiedono armi nucleari, come gli USA, la Francia e il Regno Unito, con una cauta comunicazione si sono detti dispiaciuti che “l’energia sia indirizzata” verso iniziative esterne al modo d’agire che loro prediligono. Questa via si è però negli ultimi cinquant’anni dimostrata inefficace per portare al disarmo nucleare e prevenire la proliferazione nucleare.

L’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons – una coalizione con più di trecento membri in ottanta Paesi – che ha partecipato all’incontro e preparato una dichiarazione per conto della Società Civile, sostiene l’iniziativa degli Stati non possessori di armi nucleari per arrivare a un nuovo approccio alla minaccia umanitaria globale rappresentata dalle armi di distruzione di massa, un discorso che può concludersi solamente con la decisione di rendere queste armi illegali, una volta per tutte.

“Mantenendo l’attenzione sull’impatto umanitario riconosciamo che le armi nucleari sono armi, non strumenti di potere” dice Beatrice Fihn,“nessuna dottrina della sicurezza o teoria può oscurare il fatto che una qualunque di queste armi nucleari potrebbe provocare conseguenze umanitarie catastrofiche, causando perdite civili enormi e irreparabili danni all’ambiente, alla salute pubblica e all’economia mondiale”.

Una singola detonazione di un’arma nucleare in un’area urbana potrebbe uccidere centinaia di migliaia di persone e lasciarne altre centinaia di migliaia in condizioni disperate. Un uso più ampio delle armi nucleari potrebbe causare cambiamenti climatici che potrebbero compromettere la produzione agricola e portare a una carestia di massa fra le popolazioni più vulnerabili del pianeta. Degli studi hanno messo in luce l’impossibilità di prendersi cura delle vittime civili su larga scala. La riduzione del danno è semplicemente impossibile.

Il punto intorno al quale un sempre più grande numero di governi e ONG si sta raggruppando è il bando delle armi nucleari, così come delle armi chimiche e biologiche.

“La storia dimostra come il mondo sia stato sull’orlo della catastrofe nucleare più volte. Il possesso delle armi nucleari è un pericolo umanitario globale e il solo modo per prevenire la detonazione è la creazione di uno strumento legale valido a livello internazionale che fornisca il quadro per la loro eliminazione” dice Nosizwe Lise Baqwa, autrice di un discorso durante l’incontro.

Anche Joseph Gerson di American Friends Service Committee (AFSC, un’organizzazione umanitaria quacchera, NdT) ha parlato per conto della società civile, sottolineando il continuo fallimento degli Stati che possiedono armi nucleari di assumersi le loro responsabilità riguardo al disarmo e ai passi che dovrebbero essere compiuti in questo senso.

Save The Humans
Tradotto da Alessandro Stoppoloni – team traduttori dell’Associazione Peacelink

______________________________

Nuclear abolition resource for religious communities

Basel Peace OfficeUn importante documento alla vigilia degli incontri dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sul disarmo nucleare. Una “Guida delle risorse sul disarmo nucleare per comunità e leader religiosi”, preparata dal Basel Peace Office for Religions for Peace, è stata presentata dal Presidente della Repubblica di Costa Rica, Laura Chinchilla Miranda.

La Presidente costaricana ha sottolineato l’importanza che governi e comunità religiose debbano lavorare insieme per l’abolizione delle armi nucleari, la fine delle guerre e il trasferimento delle risorse economiche pubbliche, dal comparto militare alle necessità sociali ed economiche dei Paesi. “L’azione della Società Civile e delle comunità di fede è criticamente importante. Ecco perché è così importante l’azione di lancio della Religions for Peace Resource Guide“.

______________________________

A Gerusalemme cade un tabù ultradecennale

iraknesset061813Quasi un evento storico, l’incontro del 18 giugno scorso a Gerusalemme tra membri del Parlamento israeliano e delle organizzazioni IPPNW e ICAN. Argomento del giorno, la presentazione degli effetti devastanti, sia umanitari che climatici globali, di un conflitto atomico anche limitato.

E’ seguita una discussione sulla presenza del nucleare in Israele con i parlamentari intervenuti.

Una rottura col passato, dopo che per 50 anni l’attività nucleare israeliana e la detenzione di propri ordigni è stata tenuta assolutamente nascosta. E’ quindi la prima volta che l’argomento esce dall’ombra e presentato apertamente al Parlamento. Tutto questo apre uno spiraglio su possibili futuri incontri che potrebbero rendere meno critica la questione del nucleare mediorientale.

(Image: IPPNW co-president Ira Helfand described the humanitarian consequences of nuclear weapons to members of the Israeli parliament in Jerusalem. (L-R: MP Tamar Zandberg, Dr. Helfand, MP Dov Hanin, Ra’anan Friedmann of IPPNW-Israel)


Rassegna stampa:

______________________________

A Ginevra la seconda sessione in preparazione alla Conferenza di revisione NPT

Banner NPT 2013Si concludono a Ginevra i lavori della seconda sessione del Comitato preparatorio per la Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Queste sessioni di lavoro, tre in tutto a sequenza annuale, precedono, appunto, il quinquennale appuntamento della Conferenza di revisione del trattato, che dal 1968 costituisce un baluardo giuridico all’ampliamento nel numero di Stati detentori di armi atomiche e una regolamentazione per l’uso pacifico dell’energia nucleare.

Una novità di questa seconda sessione sembra provenire in particolare da due organizzazioni non governative internazionali che da tempo operano nella prevenzione della guerra nucleare. E in conseguenza degli sviluppi della campagna ICAN e dell’opera di IPPNW, che già a Oslo alla Conferenza “Humanitarian impact of nuclear weapons” portò all’attenzione dei 120 Stati partecipanti i propri studi sugli effetti catastrofici a medio e lungo termine nel caso di un conflitto nucleare, è stato qui redatto un importante statement, firmato e acclamato da 78 nazioni.

E a questo punto è auspicabile che questi studi, corroborati dalla certezza documentale riportata dall’Organizzazione mondiale dei Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, possa dare una linea d’azione più articolata nel corso della futura Conferenza di revisione del Trattato che si svolgerà nel 2015. La “variabile umana” potrebbe quindi “fare la differenza” e aggiungere, oltre la sfera delle norme giuridiche già esistenti, anche la determinazione a richiedere agli Stati detentori di arsenali nucleari una precisa assunzione di responsabilità in relazione alla posta in gioco, la sopravvivenza dell’intero pianeta.


Per approfondire:

______________________________

Athens Dialogue on A Middle East Zone Free

WMDFZE’ ora pubblicamente disponibile l’importante report redatto al termine dei lavori del Athens Dialogue on a Middle East zone free of nuclear weapons and other weapons of mass destruction as well as their means of delivery svoltosi a metà novembre 2012 al Conference Centre of the European Public Law Organisation (EPLO) in Sounion, Grecia. Esso ha visto la presenza di rappresentanti israeliani, palestinesi, arabi, iraniani, come pure altri leader della società civile mediorientale, esperti ed ex diplomatici. Esso è parte del lungo lavoro in corso da tempo per la creazione di un Medio Oriente libero dalle armi nucleari e da altre armi di distruzione di massa.
Dalla pagina web, dedicata all’evento, dell’università australiana “La Trobe” – a cui il “Centre for Dialogue” assieme all’EPLO hanno contribuito – riportiamo alcune note esplicative:
 
“The Athens Dialogue . . . seeks to establish a zone free of weapons of mass destruction in an area seething with tensions and misunderstandings. Both at the conceptual and practical level the discussions that took place were sober and pregnant with possibilities.
All this brings home to us the importance of initiatives such as the Athens Dialogue which aim to eliminate the bomb from an area rife with tensions and prone to conflict. The Athens Dialogue has addressed this problem at various levels both conceptually and procedurally – exploring obstacles standing in the way of such zones, examining the untenability of the concept of nuclear deterrence, analysing the transformation taking place in the Arab world, bringing inter-religious perspectives to bear on the problem, unravelling the economic and cultural factors that must be considered and working out schemes of verification.”

In calce all’articolo è possibile scaricare il report completo, redatto in 4 lingue (Inglese, Arabo, Ebraico e Farsi).


Nota:

Si segnala anche l’articolo Dialogue on Middle East Biological, Nuclear, and Chemical Weapons Disarmament -Constraints and Opportunities”, anch’esso focalizzato sulla creazione di una “free zone” mediorientale, libera da armi di distruzione di massa.

______________________________

La preoccupante situazione in Estremo Oriente

North Korea mapE’ sempre più preoccupante la situazione in Estremo Oriente. Ad appena un mese dalla storica Conferenza di Oslo, dove relazioni scientifiche rigorose hanno descritto davanti ai rappresentanti di 127 Paesi le conseguenze devastanti di un conflitto nucleare, l’impossibilità di fornire cure e sollievo ai sopravvissuti e l’impatto che un conflitto anche locale produrrebbe a lungo termine sull’intero pianeta, eccoci di nuovo a un passo dallo sperimentare sulla nostra pelle quanto imparato.

Ed è desolante notare come i media nazionali sottovalutino il problema; forse manca la percezione del pericolo, immaginando che un conflitto laggiù non avrebbe conseguenze altrove? Certo anche la ridotta attenzione di giornali e televisioni a quanto discusso il 4 e 5 marzo in Norvegia è stato un segno dell’incapacità a “guardare lontano”, al dare priorità ai problemi globali anziché ai fatti di cronaca e politica italiana.

Lo scorso 5 aprile i CoPresidenti mondiali americano, russo, australiano e nigeriano dell’IPPNW hanno redatto una lettera (qui sotto in allegato), che è stata inviata ai massimi esponenti delle due Coree, Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone e di cui è stata richiesta la massima diffusione a livello mondiale, interessando le ambasciate e i media dei Paesi cui questo messaggio è arrivato.

E’ questo un segno della preoccupazione di chi proprio a Oslo aveva descritto – come medici attenti e consapevoli – il meccanismo devastante allo scoppio di una Bomba, esaminando con precisione gli effetti alle varie distanze dal luogo dell’esplosione e via via arrivando alle cause e conseguenze a breve, medio e lungo termine sull’ecosistema globale.

 

______________________________

2 aprile 2013, un evento storico: l’ONU ha approvato il trattato internazionale sul commercio delle armi

un-logoA New York l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato lo storico e rivoluzionario Trattato sul Commercio delle Armi con 154 voti favorevoli, 3 contrari e 23 astenuti. Il Trattato implica l’inserimento nella nuova legislatura internazionale di un insieme di leggi chiare che regolano la compravendita di armi e munizioni su scala mondiale.

Per anni la delegazione dell’IPPNW ha lavorato senza sosta su questo trattato. Migliaia di membri di tutto il mondo hanno contribuito all’ottenimento di questo risultato scrivendo lettere, facendo telefonate, firmando petizioni e interloquendo con i governi nelle proprie aree geografiche di riferimento e nelle sedi ONU. In qualità di medici professionisti, abbiamo dato costantemente voce alla salute pubblica a livello nazionale, regionale e internazionale. Come unica organizzazione sanitaria all’interno di una coalizione di dimensioni considerevoli composta da diverse ONG, IPPNW ha avuto un ruolo chiave.

I medici nigeriani Emeka Okolo e Omolade Oladejo, membri di IPPNW, si trovavano presso la sede dell’ONU insieme a numerosi colleghi appartenenti ad altre ONG, felici per l’esito registrato, al fine di essere testimoni oculari di quest’evento storico, mentre molti di noi seguivano gli aggiornamenti da lontano su webtv.un.org. Dopo più di un decennio siamo convinti che, una volta messo in pratica, il trattato salverà un numero infinito di vite per gli anni a seguire.

“IPPNW ha partecipato allo storico meeting tenutosi a New York nel 1997 cui ha preso parte un piccolo gruppo di insigni Premi Nobel, riuniti da Oscar Arias; in quell’occasione è stato fatto appello a un codice internazionale di condotta nel commercio delle armi di cui avrebbe tratto beneficio tutta l’umanità”, ha detto il dott. Robert Mtonga, co-presidente e capo della delegazione dell’IPPNW.“Dopo 15 lunghi anni e milioni di persone uccise, mutilate o traumatizzate dalla violenza delle armi, possiamo considerarci appagati del fatto che le nazioni riunite in Assemblea abbiano promulgato un trattato sul commercio delle armi a base umanitaria. Non si tratta di un testo perfetto ma, preso nell’insieme, è rivoluzionario per lo scopo; speriamo che i vari paesi possano applicarlo nel modo più esauriente possibile”.

Dopo quanto successo la scorsa settimana con l’Iran, la Siria e la Corea del Nord che hanno impedito il raggiungimento del quorum all’ultima giornata della Conferenza Diplomatica sul Trattato sul Commercio delle Armi tenutasi dal 18 al 28 marzo scorso, i medici dell’IPPNW hanno temporeggiato nel twittare i risultati delle negoziazioni relative al Trattato.

“Come medici siamo stati coinvolti in questo processo a causa delle conseguenze devastanti della violenza armata. Si tratta di una potente presa d’atto come dimostra l’inclusione nel trattato di tematiche quali il riguardo verso i diritti umani, la violenza di genere e altri aspetti umanitari”, dice il dott.Ogebe Onazi, consigliere nigeriano dell’IPPNW, partecipante attivo nel processo del Trattato del Commercio delle Armi presso le sedi delle Nazioni Unite e nel proprio paese natio. La d.ssa Shannon Gearhart, membro della delegazione IPPNW, attivista del PSR, ha commentato dagli USA: “Come professionisti sanitari siamo in prima linea nel tentativo di salvare le vite di vittime della violenza delle armi. Adesso che abbiamo finalmente ottenuto il trattato, dovrebbe essere più difficile per i terroristi di tutto il mondo ottenere queste armi che causano un tale squallore”.


Il dott. Emeka Okolo, un altro medico nigeriano che ha partecipato alle tante settimane di lavoro, distribuite in diversi anni, partecipando ai meeting di preparazione al Trattato sul Commercio delle Armi presso le Nazioni Unite, ha detto: “Con un trattato come questo so che i gruppi operanti in Nigeria saranno a corto di armi e munizioni … Vedo l’inizio della fine dell’ingiusto spreco di vite umane e di risorse. I “cattivi ragazzi” esistono per questo”.

Il dott. Mtonga ha così concluso: “E’ molto probabile che questo trattato ridurrà verosimilmente il numero delle ore che trascorrerò in sala operatoria”.

Ancora non è finita. Abbiamo bisogno dell’aiuto dei membri IPPNW di tutto il mondo per spingere i propri governi a sottoscrivere e applicare il trattato!
Il monitoraggio in itinere sarà altrettanto necessario una volta ratificato.


Note:

Per ricevere informazioni su come attivarsi, contattate Maria Valenti all’indirizzo:

mvalenti@ippnw.org

Per vedere il testo definitivo del Trattato, visitate il sito delle Nazioni Unite:

http://www.un.org/disarmament/ATT/docs/Draft_ATT_text_27_Mar_2013-E.pdf

Per visualizzare i voti definitivi dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, cliccate su questo link:

http://reachingcriticalwill.org/images/documents/Disarmament-fora/att/negotiating-conference-ii/documents/UNGA-voting-results.pdf

Traduzione dall’inglese a cura di Valentina Di Bennardo (team traduttori di Peacelink)

______________________________

Appuntamento a Oslo

Due importanti eventi si stanno svolgendo in questi giorni a Oslo in Norvegia.
Organizzata dal governo norvegese, ecco infatti aprire i lavori, il 4 e 5 marzo, la Conferenza diplomatica “Humanitarian Impact of Nuclear Weapons”, tema scottante che vede riuniti rappresentanti di almeno 120 Stati, e già questo è un fatto positivo visto l’incremento di presenze rispetto all’edizione precedente.

Ecco una traduzione dalla pagina web del Ministero degli Esteri:

“Una deflagrazione nucleare, sia essa intenzionale o accidentale, causerebbe effetti catastrofici a breve e a lungo termine, umanitari, economici e ambientali, con implicazioni globali.
Sebbene esista una consapevolezza estesa dell’importanza delle conseguenze umanitarie di un’esplosione nucleare, come dimostra il documento finale dell’ultima Revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, è tuttora limitata una consapevolezza diretta di tali danni.
Il programma della Conferenza include presentazioni mostrate da esperti e discussioni riguardanti tre aspetti chiave: primo, l’impatto umano immediato di un’esplosione nucleare; secondo, le ampie conseguenze possibili, economiche e ambientali; e terzo, la preparazione, comprendendo piani e capacità esistenti per rispondere a tale tipologia di disastro.”

Quasi in contemporanea e con breve anticipo rispetto alla conferenza diplomatica, è terminata lo scorso 3 marzo, organizzata da ICANW, la “due giorni” del Forum internazionale della Società Civile, per dimostrare – come descritto nella pagina di ICANW che invita al Forum – che un trattato per abolire le armi nucleari è possibile e necessario con urgenza.
Sono state invitate centinaia di aderenti da ogni parte del mondo (ricordiamo che la Conferenza diplomatica non è aperta al pubblico) attivandosi con resoconti, gruppi di lavoro informativi e discussioni.

Ecco allora Oslo diventare un fulcro importante nelle questioni urgenti del disarmo nucleare, nelle due caratterizzazioni dell’impegno per scongiurare l’olocausto globale: l’incontro di esperti e di rappresentanti governativi degli Stati partecipanti, e il grido consapevole di chi nella Società Civile non vuole aspettare troppo tempo. E’ sperabile che una comunicazione fattiva possa generarsi e arrivi presto a interagire nelle decisioni di chi dovrebbe guidarci e proteggerci. Almeno nei tempi di attuazione di un accordo concreto per un disarmo globale e totale, e prima che accada l’irreparabile.


Link e note