Padre Quirino Salomone, la sua scomparsa

COMUNICATO STAMPA

La Sezione Italiana dell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare (IPPNW), Organizzazione Premio Nobel per la Pace 1985, piange commossa la perdita del carissimo Padre Quirino Salomone, frate francescano, Rettore per tanti anni della Basilica di Collemaggio a l’Aquila, che ha speso la sua vita per valorizzare la Perdonanza Celestiniana e la Pace, fondando moltissimi anni fa la affiliata italiana di quella che agli inizi degli anni ’80 fu chiamata “Università della Pace delle Nazioni Unite”.

La rivista che fondò, “La Perdonanza”, pubblicò l’edizione italiana del Rapporto ONU: “ARMI NUCLEARI: studio onnicomprensivo”, a cura della nostra organizzazione (www.ippnw-italy.org).

Quasi ad onore della sua militanza per la pace ed il disarmo nucleare si è da poco votata favorevolmente, nella Prima Commissione dell’Assemblea Generale dell’Onu, la decisione di istituire una Commissione di 21 scienziati per ulteriore conoscenza e rapida divulgazione planetaria degli effetti umanitari biologici e climatici della guerra nucleare, con il voto favorevole dell’Italia.

Il Rapporto ONU pubblicato da “La Perdonanza” ed il Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, Agenzia per la Salute delle Nazioni Unite): “Effetti della Guerra Nucleare sulla Salute e sui Servizi Sanitari” pubblicato negli anni ’80 dalla Regione Abruzzo, sempre a cura della nostra organizzazione, non bastano più a descrivere tutto ciò che di impensabile accadrebbe al pianeta ed all’intera umanità se, come paventato dallo stesso Papa Francesco, non si riuscisse a fermare la terza guerra mondiale a pezzi già in atto e si giungesse alla guerra nucleare.

Dott. Michele Di Paolantonio
Consigliere Internazionale dell’IPPNW,
International Physicians for the Prevention of Nuclear War

Scrive il dott. Di Paolantonio:

Ieri (6 novembre – N.D.R.) sono stato nella “Chiesa di legno” San Bernardino Due (che Padre Quirino fece costruire subito dopo il terremoto del 2009 che rese inagibile la sua San Bernardino) in Piazza d’Armi a L’Aquila dove tra poco faranno le esequie ed ho avuto il grande piacere ed onore di poter ricordare davanti a tutti i convenuti la stretta solidarietà che dal 1983 c’è stata tra Padre Quirino Salomone e la sua rivista “La Perdonanza” e noi, mostrando il Rapporto ONU che volle pubblicarci, e comunicando che proprio tre giorni fa è stato deciso l’approfondimento di studio e divulgazione degli effetti umanitari, biologici e climatici della guerra nucleare, con il voto favorevole dell’Italia, e ricordando il suo ruolo infaticabile nella Diplomazia di cittadinanza. Anche per questo, dopo 700 anni, per la prima volta un Papa, Francesco, due anni fa venne ad aprire la Porta Santa della annuale Perdonanza di Celestino V a Collemaggio a L’Aquila.

19° Summit dei Premi Nobel per la Pace. La dichiarazione finale

Dopo quattro giorni dinamici e stimolanti, il 19° Vertice Mondiale dei Premi Nobel per la Pace a Monterrey nel Messico si è chiuso con successo. L’evento di quest’anno ha riunito oltre 4.000 partecipanti e ha caratterizzato una vasta gamma di pannelli, discussioni sul forum e attività educative, artistiche e culturali, tra cui danze folcloristiche, spettacoli musicali e una marcia per la pace.

Riportiamo il testo integrale della dichiarazione.


FINAL DECLARATION OF THE 19TH WORLD SUMMIT OF NOBEL LAUREATES FOR PEACE

Monterrey, 18-21 September 2024

“On the occasion of the 19th Summit of Nobel Peace Laureates, we the undersigned Laureates reaffirm our belief that war is an unacceptable instrument of government policy and disputes must be resolved by diplomacy and negotiation in accordance with international humanitarian law.

At this tragic and extremely dangerous moment in history we condemn the killing of civilians by all sides in the conflict in the Middle East. We call for an immediate permanent ceasefire in Gaza, where the International Court of Justice has found plausible evidence of genocide, for the withdrawal of Israeli forces based on UN resolutions, an end to the blockade of Gaza and self-determination and statehood for the Palestinian people. and the provision of adequate humanitarian aid to the population so that the people of Gaza can reconstruct their community.

We also call for an immediate ceasefire in Ukraine and the withdrawal of all Russian forces and for the provision of adequate humanitarian so that the people of Ukraine can rebuild their country.

Both of these conflicts carry the potential for escalation to nuclear war which would be the ultimate humanitarian disaster.  We commend the government of Mexico for its leadership in the effort to eliminate nuclear weapons. Unfortunately, despite these efforts, the danger is greater than ever.  We call on the nine nuclear armed states to commit to never using their nuclear weapons and to enter now into negotiations for a verifiable, enforceable, timebound agreement to eliminate their nuclear arsenals altogether, and to meet their requirements under the Non-Proliferation Treaty and  join the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons.

We also call on the global community to work to end the ongoing conflicts in Tigray, Darfur, South Sudan, the Congo and other areas ravaged by war.

Modern weapons have brought untold suffering to the world and threaten the very existence of human civilization.  We must create a world order based on our common humanity and on compassion, democracy, justice, the rule of law and respect for the dignity and right to freedom of every man, woman and child. And we must address the climate crisis to provide a sustainable environment for future generations.

We express our profound concern regarding the denial of fundamental rights experienced by vulnerable populations, including children, women, individuals with disabilities, indigenous communities, refugees, and other marginalized groups, in numerous countries. The attainment of sustainable peace is contingent upon the realization of freedom, justice, and inclusivity for all. Accordingly, we earnestly appeal to all governments and the international community to undertake all requisite measures to safeguard the protection, education, healthcare, and equal opportunities for these groups through the implementation of effective policies and the provision of adequate funding.

Finally, we strongly condemn the regressive action taken in Afghanistan, which involves the prohibition of girls from attending schools and universities. We implore the authorities to promptly rescind this decision and restore the right to education for female students.”


Vedi anche:


“The Devastating Impact of Climate Change”. Le inondazioni nel nord-est della Nigeria

La drammatica testimonianza di un giovane medico dell’IPPNW Students Movement

Maiduguri nello Stato del Borno – Nigeria (cartografia)

“La notte del 10 settembre 2024, Maiduguri, nel nord-est della Nigeria, ha vissuto la peggiore inondazione degli ultimi 30 anni. Questo disastro ha causato circa 30 vittime e sfollato oltre 400.000 persone, con quasi il 40% della città sommersa. Case, ospedali e scuole sono stati gravemente colpiti dalle inondazioni. Anch’io sono stato colpito, poiché l’acqua è salita sopra le finestre della casa in cui sto in affitto, con conseguente perdita di quasi tutti i miei beni. In mezzo a questa devastazione, ho trovato un po’ di gioia nel poter evacuare tutti i pazienti, tra cui un neonato di 5 ore, dall’ospedale. Il livello dell’acqua nel complesso ospedaliero mi ha raggiunto il petto durante l’evacuazione, rendendola un’esperienza straziante.”

Inizia così il messaggio e-mail che Yusuf Dominc, giovane medico e rappresentante dell’IPPNW Medical Students Movement, ci ha trasmesso nella mailing list dedicata. Un racconto che si allarga presto a riflessioni globali che riguardano tutte le emergenze climatiche attuali, tra conferenze dall’improbabile risultato e negazionismo alimentato anche dalle lobby economiche e finanziarie.

“Mentre ci prepariamo per la COP29 di Baku, la necessità di affrontare urgentemente il cambiamento climatico non è mai stata così evidente. Parlo oggi non solo come sostenitore del clima, ma anche come vittima diretta di queste recenti inondazioni. Avendo sperimentato la devastazione in prima persona, ho visto il profondo impatto che i disastri legati al clima hanno sulle persone e sulle comunità. Animali selvatici, tra cui coccodrilli, grandi serpenti e persino leoni, sono stati liberati dallo zoo a causa delle acque alluvionali. Il peso emotivo e psicologico di vedere la mia comunità in rovina è schiacciante.”

La sua professione di medico sottolinea anche qua l’effetto devastante della tragedia. “A peggiorare le cose, le conseguenze delle inondazioni hanno portato a un rischio crescente di malattie trasmesse dall’acqua, poiché i sistemi sanitari sono stati compromessi. Inoltre, le forti piogge continuano a rappresentare una minaccia reale, aumentando il rischio di riallagamenti in aree che ancora lottano per riprendersi.”

E, “Sono in atto piani per un’azione di sensibilizzazione delle comunità, poiché stiamo già preparando i nostri studenti e i nostri giovani medici a istruirli sulle malattie trasmesse dall’acqua e sulle misure preventive.”

La testimonianza di Yusuf si somma a chissà quanti altri racconti drammatici potremmo trovare, voci silenziose che da ogni parte del mondo si alzerebbero a ricordare la fragilità dell’intero ecosistema. “Le conseguenze del cambiamento climatico non sono né lontane né teoriche: sono reali, immediate e cambiano la vita. La cooperazione globale e l’azione decisa sono necessarie ora più che mai.”


 “Apprezzo davvero la comprensione e la preoccupazione mostrate da tutti. Mentre lavoro nel processo di recupero, è rassicurante sapere di essere circondato da una comunità così compassionevole e premurosa, disposta e sempre pronta a supportare il percorso per rendere il mondo una casa per la generazione presente e futura.
 Sentitevi liberi di condividere tutto questo, ritengo sia molto importante andare il più lontano possibile affinché le persone accettino l’esistenza di quelle realtà che si presentano all’umanità.”

(Da Yusuf, in risposta all’appoggio dei colleghi di IPPNW)

NUCLEAR EXPERIENCE

Dalla Croce Rossa Italiana per il disarmo nucleare


(C) Croce Rossa Italiana

E’ diffusa la consapevolezza delle conseguenze a livello globale di un conflitto nucleare? Quanti di noi abbiamo l’errata convinzione che l’atomica sia, dopotutto, un ordigno sì estremamente potente ma non molto più distruttivo di quanto già viene impiegato in una delle tante guerre dell’epoca attuale? Ecco: il blog  Nuclear Experience, che venne realizzato nel 2019 dalla Croce Rossa Italiana, aiuta di sicuro a informare e approfondire.

  “Il 7 luglio 2017, con 122 voti a favore, 1 astenuto e 1 contrario è stato approvato il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). Si tratta del primo trattato che rende illegali l’uso, la minaccia, il possesso e lo stazionamento delle armi nucleari. Lo scorso ottobre, il trattato ha raggiunto il numero di ratifiche (50) necessarie per l’entrata in vigore che è avvenuta il 22 gennaio 2021.
A luglio 2024, esso conta 70 Stati parte e 93 Stati firmatari.

Il Trattato riconosce al Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa un ruolo rilevante sancito nel preambolo e nel testo (artt. 7.5 e 8.5) in materia di cooperazione e assistenza internazionale, oltre che nella conferenza degli Stati parte.”

Per questo motivo la Croce Rossa Italiana, in occasione della Giornata internazionale per la proibizione delle armi nucleari del 26 settembre 2019, ha lanciato la campagna “Nuclear Experience – Croce Rossa Italiana per il Disarmo Nucleare” affinché l’Italia aderisca al Trattato.

Nella pagina del blog troviamo il percorso delle attività finora svolte, tra le quali si sottolineano azioni rivolte alle istituzioni e campagne di sensibilizzazione, formazione e comunicazione, oltre alla partecipazione a Conferenze internazionali tra cui lo Youth Action Forum sulle armi nucleari del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.

Una serie di voci di menu a espansione permette di approfondire le varie tematiche, a partire dal “progetto Manhattan” e le bombe su Hiroshima e Nagasaki, e via via sottolineando gli intrecci con le normative del Diritto Internazionale, il ruolo della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, le implicazioni estreme sulla salute e l’ambiente. Senza tralasciare nel dettaglio l’istituzione dei vari Trattati e accordi bilaterali.

Conclude la pagina il link alla “biblioteca virtuale”: un elenco di diverse pubblicazioni (libri, film, documentari) che possono essere via via aggiunte su segnalazione dei visitatori. Anche questi diventano riferimenti utili per approfondire l’importanza del disarmo nucleare.


Vedi anche: The International Day for the Total Elimination of Nuclear Weapons


IPPNW International Council Statement 2024. Call for sanity, Call for action

IPPNW International Council – June 8, 2024

(traduzione dal documento originale)

Oggi l’umanità deve affrontare la doppia minaccia esistenziale rappresentata dal cambiamento climatico e dalla guerra nucleare. Il primo sta già rendendo inabitabili ampie parti del nostro pianeta; è assolutamente necessaria un’azione climatica molto più ampia. Per la guerra nucleare, che potrebbe uccidere miliardi di persone e porre fine alla civiltà umana, la prevenzione è l’unica cura.

Allo stesso tempo, la guerra e i conflitti armati hanno ucciso o ferito centinaia di migliaia di persone.
Altri milioni sono stati costretti ad abbandonare le proprie case. I già devastanti conflitti in Ucraina, Israele e Palestina che coinvolgono stati dotati di armi nucleari sollevano lo spettro di guerre regionali più ampie o addirittura di un confronto globale. È necessario ripristinare il rispetto del diritto internazionale umanitario e la protezione dei civili, dei bambini e degli operatori sanitari nei conflitti armati.

Noi medici e membri della nostra organizzazione internazionale presente in 56 paesi siamo sempre più preoccupati per l’ascesa del militarismo, segnato da una spesa militare storica che ha distolto risorse preziose dai bisogni urgenti di sicurezza umana e ambientale. Sembra esserci una crescente convinzione che i conflitti possano essere risolti con la violenza e che le armi forniscano sicurezza.

È necessario un ritorno alla diplomazia per porre fine alle guerre di oggi, per prevenire nuovi conflitti e per proteggere la salute umana e planetaria dalle devastazioni della distruzione del clima e della guerra nucleare.
Dobbiamo anche affrontare l’illusione che la deterrenza nucleare fornisca sicurezza. La razionalità umana non è garantita e la guerra nucleare può scoppiare involontariamente, per errore tecnico o umano o per attacco informatico. La deterrenza alimenta la proliferazione e ostacola il disarmo nucleare. Il possibile utilizzo dell’automazione e dell’intelligenza artificiale nel comando e controllo nucleare è profondamente preoccupante.

Una guerra nucleare regionale che coinvolga meno del 3% dell’arsenale nucleare globale potrebbe causare un improvviso cambiamento climatico e la fame globale. La carestia potrebbe colpire un terzo del mondo. Nonostante questa prospettiva mortale, gli stati dotati di armi nucleari stanno spendendo miliardi in una nuova corsa agli armamenti nucleari.

La crescente insicurezza e sfiducia hanno portato anche al quasi collasso del regime internazionale di controllo degli armamenti e di disarmo. Eppure il Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) del 2017 rappresenta un faro di speranza. Con quasi la metà delle nazioni del mondo parti o firmatarie del Trattato, il TPNW sta sfidando l’attuale norma che sancisce le armi nucleari nelle dottrine di sicurezza. Sta inoltre spingendo le istituzioni finanziarie a disinvestire dalle aziende che producono armi nucleari e a lavorare per la giustizia per i sopravvissuti all’uso e ai test nucleari. È fondamentale che tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite aderiscano al TPNW il prima possibile.
L’abolizione del nucleare e la costruzione della pace potrebbero rappresentare una parte sostanziale della soluzione alla crisi climatica.

L’attività militare e i conflitti armati sono distruttori di ecosistemi e principali fonti di emissioni di gas serra. Se potessimo utilizzare le enormi risorse materiali e umane ora sprecate nella corsa agli armamenti nucleari per risolvere le nostre urgenti crisi legate al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, ciò contribuirebbe sostanzialmente a salvare il pianeta e la civiltà umana.

La direzione attuale è allarmante, ma la distruzione del clima e l’Armageddon nucleare non sono il futuro che deve essere. Abbiamo le conoscenze e gli strumenti per creare un futuro più sicuro e più sano. Chiediamo alle nazioni del mondo, soprattutto a quelle coinvolte in conflitti armati, di sostenere il diritto internazionale umanitario, impegnarsi in un dialogo serio per la pace e lavorare per l’abolizione delle armi nucleari. Unitevi a noi nei nostri sforzi collettivi per garantire il nostro futuro comune.

 



Effects of Nuclear War on Health and Health Services

Quasi scaturito dai ricordi della Guerra Fredda il documento “Effects of Nuclear War on Health and Health Services” adesso riproposto online dal sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO). Venne redatto dall’OMS in seguito alla richiesta della World Health Assembly di creare un Comitato, leggiamo dall’introduzione, “per studiare il contributo che l’OMS potrebbe dare all’attuazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite sul rafforzamento della pace, della distensione e del disarmo e sulla prevenzione dei conflitti termonucleari”. Contributo che si concretizzò nella pubblicazione, nel 1983, di un rapporto composto dal citato gruppo internazionale di esperti nelle scienze mediche e sanità pubblica.

Ulteriori studi vennero aggiunti, arrivando poi nel 1987 alla seconda edizione del report.

E c’è quasi una sorta di fredda descrizione nell’elaborazione scientifica degli effetti di una deflagrazione atomica sugli esseri viventi e sull’ambiente. Dal fallout radioattivo agli effetti termici, elettromagnetici e d’impatto cinetico, con confronti, tabelle e rappresentazioni grafiche esplicative. 

“Una guerra nucleare può scatenarsi per errore, dall’evoluzione di un conflitto convenzionale, o per deliberata volontà politica”. La differenza rispetto alle armi convenzionali non è solo in termini di potenza della deflagrazione e si riassume nelle conseguenze che lo stesso report descrive, quasi ordinandole nella loro tempistica, dall’effetto immediato e fino allo sconvolgimento ambientale degli anni a venire. E quindi:

  • Effetto cinetico immediato dell’esplosione
  • Onda termica
  • Incendi su vaste aree
  • Radiazioni iniziali (neutroni e raggi gamma)
  • Effetti elettromagnetici intensi
  • Ricaduta radioattiva
  • Cambiamenti climatici
  • Altre conseguenze ambientali

La documentazione scientifica rimane nel dettaglio molto approfondita e sicuramente non alla portata del lettore che ne vedrebbe la destinazione ad uso esclusivo degli “addetti ai lavori”. Ma molto di quanto riportato scaturisce dal grande numero di test nucleari che fin dal 1945 ha provocato gravi danni al pianeta e conseguenze tragiche alle popolazioni coinvolte, ed è anche questo che riallaccia l’allora report con le minacce del tempo presente.

Quanto è stata valida finora la deterrenza? Quando i numerosi incidenti o “quasi incidenti” (quasi mai riportati dai media) hanno portato più volte l’umanità sulla soglia dell’olocausto; quando la stessa politica della minaccia reciproca sta rapidamente dando il passo all’idea che, dopotutto, un ordigno “tattico” sarebbe comunque utilizzabile; quando è da supporre che gli stessi governanti, e forse anche qualche membro dei vertici militari, non siano del tutto consapevoli della portata di un simile conflitto anche se possibilmente “limitato”?

E’ urgente, è tremendamente urgente, spingere i vertici politici e militari alla profonda revisione delle proprie convinzioni!


Un appello a rafforzare gli sforzi dell’IPPNW per la prevenzione della guerra nucleare

IPPNW International Council – June 8, 2024

(traduzione dal documento originale) 

“Alla luce delle crescenti tensioni geopolitiche e del crescente rischio di un conflitto nucleare, è imperativo che l’IPPNW intensifichi i suoi sforzi per prevenire la guerra nucleare. L’attuale situazione globale, in particolare le guerre in Ucraina e Gaza e le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, sottolineano la necessità di una valutazione delle nostre strategie e azioni.

Urgenza della situazione: la minaccia di una guerra nucleare non è una possibilità lontana; è un pericolo reale e immediato. I recenti sviluppi hanno evidenziato la fragilità della pace globale e il potenziale di un’escalation catastrofica. Sebbene la campagna per l’abolizione delle armi nucleari sia cruciale, non è sufficiente nella situazione attuale. In quanto organizzazione dedita alla prevenzione della guerra nucleare, dobbiamo rispondere a questo rischio accresciuto con rinnovato vigore e attenzione strategica.

Azioni proposte:

  1. Maggiore supporto e consapevolezza pubblica:
  • Campagne educative: sebbene gli attuali sforzi educativi siano significativi, è necessario espandere e intensificare queste campagne per raggiungere un pubblico più ampio ed enfatizzare i rischi immediati di un conflitto nucleare.
  • Coinvolgimento dei media: continuare e aumentare i nostri sforzi nel coinvolgere i media internazionali per evidenziare l’urgenza della situazione e sostenere un’azione immediata.
  1. Alleanze e partenariati strategici:
  • Collaborazione con organizzazioni per la pace: rafforzare ed espandere le partnership con altre organizzazioni per la pace e il disarmo per creare un fronte più unito e potente contro la minaccia della guerra nucleare.
  • Impegno governativo: aumentare l’impegno diretto con i governi e gli organismi internazionali per sostenere misure di allentamento dell’escalation e la prevenzione dei conflitti nucleari.
  1. Sostegno al cessate il fuoco, agli sforzi diplomatici e ai negoziati di pace:
  • Sostegno ai negoziati e al cessate il fuoco: promuovere e contribuire attivamente allo sviluppo di quadri di cessate il fuoco e approcci negoziali. o Diplomazia della società civile: utilizzare la nostra rete e le nostre competenze nella diplomazia della società civile per sostenere gli sforzi diplomatici volti a risolvere i conflitti e prevenire la loro escalation in scontri nucleari. Ciò potrebbe comportare l’organizzazione di dialoghi di pace, la facilitazione delle iniziative diplomatiche del Track II e la fornitura di analisi e raccomandazioni di esperti agli attori diplomatici.
  1. Mobilitazione delle risorse:
  • Finanziamenti per gli sforzi di prevenzione: garantire finanziamenti aggiuntivi specificatamente dedicati alle iniziative di prevenzione della guerra nucleare.
  • Mobilitazione dei volontari: mobilitare più membri e sostenitori affinché partecipino attivamente agli sforzi di prevenzione, sfruttando la nostra rete globale per ottenere il massimo impatto.

Conclusione: la prevenzione della guerra nucleare è al centro della missione dell’IPPNW. In questi tempi critici, dobbiamo adattare le nostre strategie e intensificare i nostri sforzi per affrontare le minacce immediate che dobbiamo affrontare. Implementando queste azioni proposte e basandosi sul nostro lavoro esistente, noi, l’intera federazione IPPNW, possiamo rafforzare la nostra capacità di prevenire una catastrofe nucleare e realizzare il nostro impegno per la pace e la sicurezza globali.”





Nuclear Winter, the worse will happen

Distruzione globale di città e nazioni? Fall-out radioattivo? Quando venire vaporizzati all’istante diventa una fortuna…

Ragionando sugli effetti di un conflitto nucleare arrivano subito alla mente le conseguenze immediate o nel breve periodo: ustioni incurabili, contaminazione radioattiva, sofferenze atroci dei sopravvissuti e fino alla morte.

Ma quello che accade dopo è conseguenza non delle radiazioni ma dell’enorme calore sprigionato dalle esplosioni. Immaginiamo milioni e milioni di volte quanto una grande eruzione vulcanica può generare.

“Una bomba nucleare è l’esplosione più devastante mai creata.
Una bomba può porre fine immediatamente a decine di migliaia di vite, centinaia di migliaia attraverso le conseguenze radioattive. Tuttavia, la parte peggiore verrà dopo: un inverno nucleare che potrebbe ucciderne miliardi, portando potenzialmente al completo collasso della nostra civiltà.

In un inverno nucleare non ci sono vincitori, ma solo perdenti che muoiono di fame.”

 


Scrive il dott. Di Paolantonio:

Il video di cui sopra è l’incubo di Oppheneimer, reso ancora più preciso e spaventoso dalla scoperta di Vladimir Alexandrov (e Paul Crutzen) dell’Inverno Nucleare (1984), che costò la vita al primo nel febbraio 1985 (scomparve a Barcellona!) dopo il duro scontro con Edward Teller ad Erice nell’agosto 1984. Per fortuna il Pentagono verificò l’esattezza dei parametri e dei calcoli di Vladimir, e quindi partirono subito i colloqui tra Reagan e Gorbaciov interpretati dal grande Pavel Palathenko che li aiutò a giungere al Trattato INF che smantellò (allora!) gli euromissili scongiurando la guerra nucleare circa quarant’anni fa.

Il video me lo ha mandato Alan Robock, scienziato della Commissione ONU per lo studio degli sconvolgimenti climatici, che vinse il Premio Nobel per la Pace in ex equo con Al Gore proprio per gli studi sul disastro climatico ed ambientale.


Le armi ipersoniche? Tra mito e realtà

Dal professor Alessandro Pascolini (Università di Padova) questo lungo e dettagliato report sulle caratteristiche e l’effettiva capacità delle armi ipersoniche. Tra realtà e propaganda, mentre cresce la follia della corsa alle enormi spese per nuovi armamenti!

Il governo ucraino ha spesso dichiarato di aver abbattuto missili ipersonici russi in volo; affermazioni che suonavano propaganda, date le mitiche proprietà di tali armi. Un recente lavoro di due ricercatori indipendenti americani permette di esaminare su basi scientifiche le ventilate caratteristiche di tali armamenti e fornisce basi per verificare la possibilità effettiva dell’Ucraina di colpire Kinzhal russi.


Più volte dal 6 maggio 2023 in poi (l’ultima il 2 gennaio scorso) il Ministero della difesa ucraino ha annunciato di aver abbattuto missili ipersonici Kinzhal lanciati dalla Russia contro la capitale. Ciò ha molto sorpreso osservatori ed esperti, dato che tali ordigni sono comunemente accreditati in grado di penetrare le difese antimissile, essendo stati sviluppati appunto a tale scopo precipuo.

Viene quindi il dubbio che le affermazioni ucraine facciano parte della continua guerra di propaganda fra i due paesi; anche per giungere a un giudizio generale sui programmi ipersonici dei vari paesi, occorre quindi cercar di capire se sia veramente possibile che i sistemi antimissile a disposizione dell’Ucraina possano distruggere un Kinzhal in volo.

Il mito

I missili ipersonici sono presentati come una “rivoluzione epocale” negli armamenti: con una “velocità ineguagliabile”, si dice che possano colpire obiettivi oltre l’orizzonte in una “frazione di tempo” rispetto ai missili balistici o cruise esistenti; hanno una quasi totale immunità alla rilevazione, essendo “quasi invisibili” ai sistemi di allarme precoce esistenti; sono pertanto forze che non possono essere intercettate dai sistemi anti-missile. Insieme, queste capacità lasceranno agli attaccati un tempo insufficiente per identificare e confermare con sicurezza la natura dell’arma in arrivo, per non parlare di decidere come rispondere.

I missili ipersonici (https://ilbolive.unipd.it/it/blog-page/nuove-wunderwaffen-missili-ipersonici) sono armi caratterizzate da: velocità ipersonica (ossia superiore a 5 volte quella del suono, circa 340 m/s [Mach 1]), traiettoria per la maggior parte endo-atmosferica e non balistica, alta manovrabilità e accuratezza.

Sono in fase di sviluppo due classi di questi ordigni: missili cruise ipersonici (HCM), dotati di un motore per la loro propulsione, e missili plananti ipersonici (HGM), che invece, una volta rilasciati da un razzo vettore, continuano il loro volo planando verso il bersaglio. Solo la Russia ha dichiarato di aver iniziato nel 2023 a produrre HCM operativi (i 3M22 Tsirkon, SS-N-33 per la NATO), con una velocità massima di Mach 8, mentre in altri paesi ci sono solo test di prototipi.

Esistono due tipi di missili plananti: gli HGM propriamente detti sono lanciati dagli stessi vettori impiegati per i missili balistici a gittata lunga o intercontinentale e dopo una breve traiettoria balistica exo-atmosferica, rientrati nell’atmosfera si collocano su una traiettoria planante di molte migliaia di km, a velocità superiori di Mach 20; di questo tipo sono gli Avangard (SS-X-32Zh per la NATO) russi e i DF-DZ (WU14 per gli USA) cinesi, già operativi, e l’Hypersonic Technology Vehicle-2 (HTV-2) abbandonato dagli USA dopo due test falliti.

Per traiettorie più brevi (inferiori a 2000 km) missili HALBM (hypersonic air-launched ballistic missile) vengono lanciati da aerei e dopo una fase balistica completamente endo- atmosferica procedono planando verso l’obiettivo: di questo tipo sono appunto i Kh-47M2 Kinzhal (AS-24 Killjoy per la NATO), di velocità massima stimata Mach 10.

L’obiettivo dei programmi ipersonici russi è appunto la creazione di forze non intercettabili dai sistemi ABM americani e quindi in grado di garantire comunque la capacità di reazione a una provocazione nucleare: le armi ipersoniche con armamento nucleare appaiono quindi idonee a ripristinare la parità strategica, come dichiarato dal presidente Putin in un celebre discorso il primo marzo 2018.

I programmi americani si basano piuttosto sulla velocità e precisione dei sistemi ipersonici per poter colpire con armi convenzionali obiettivi di alto valore o fugaci possibilmente in qualunque punto della terra senza il ricorso a basi estere.

Il mito sfatato

Non esistono studi indipendenti delle effettive capacità operative degli HCM, mentre la fisica dei sistemi plananti, ancorché complicata, è affrontabile e le equazioni del loro moto sono risolubili con metodi di calcolo numerico e il ricorso a calcolatori, una volta disponibili dati realistici dei velivoli (forma, massa, …).

Il parametro fondamentale per il volo planato è l’efficienza aerodinamica, il rapporto L/D fra la portanza (lift), che fornisce una spinta verso l’alto a vincere la gravità, e la resistenza (drag), che si oppone al moto e ne causa il rallentamento e la perdita di quota. A peggiorare la situazione, la resistenza aerodinamica sottrae energia cinetica al velivolo, convertendola in onde d’urto e in energia termica nell’aria circostante; si raggiungono così temperature fino a diverse migliaia di gradi, con l’innesco di reazioni chimiche.

Sia la portanza che la resistenza sono proporzionali alla densità atmosferica e al quadrato della velocità, con dei coefficienti che dipendono dalla forma dei velivoli.

Nel caso del volo subsonico il valore L/D varia fra 15 e 20 e la distanza che un aereo può percorrere a motore spento risulta circa L/D volte l’altezza iniziale sul suolo: un aereo che cominci a planare a 10 km di quota può percorrere quindi fino a 200 km. Il valore massimo di L/D diminuisce al crescere della velocità e per l’HTV-2 americano ha raggiunto solo il valore 2,6, anche se il velivolo aveva una forma a cuneo per raccogliere la spinta dell’onda d’urto da esso stesso generata.

Quando la velocità di un missile planante diminuisce a causa della resistenza aerodinamica il velivolo deve scendere ad altitudini inferiori dove l’aria più densa può fornire una portanza sufficiente a mantenerlo in volo. Il volo ipersonico planato è quindi limitato a un corridoio di altitudine-velocità relativamente stretto.

Alcuni dati relativi all’HTV-2 americano e ai suoi test di volo sono stati resi pubblici e due ricercatori americani (David Wright del Massachusetts Institute of Technology e Cameron L. Tracy della Stanford University) hanno studiato le possibili traiettorie e gittate di un HGM a cuneo con le caratteristiche dell’HTV-2 in funzione di uno spettro di valori della velocità iniziale impressa al velivolo dal razzo vettore. Particolarmente interessanti sono i loro risultati (pubblicati lo scorso novembre) sulla penetrabilità dei sistemi ABM e il confronto con altri sistemi esistenti.

Il dato fondamentale è la valutazione precisa della variazione della velocità rispetto all’aria durante la planata: a metà percorso si ha una diminuzione di circa il 20% rispetto alla velocità iniziale, qualunque sia, a tre quarti di circa il 40% e a nove decimi oltre il 65%, con un corrispondente abbassamento della quota di volo. Per esempio, un HGM rilasciato a 57,5 km d’altezza con velocità iniziale di 7 km/s (Mach 20,5) con una gittata di 13 mila km, a 6500 km è sceso a quota 48 km e velocità 6 km/s e dopo 12 mila km vola a 35 km d’altezza con velocità 2,5 km/s.

Questo continuo rallentamento annulla il supposto vantaggio degli HGM rispetto ai missili balistici per quanto riguarda la rapidità a raggiungere il bersaglio. Infatti missili balistici possono essere lanciati su traiettorie exo-atmosferiche “depresse” (DTB) più brevi di quelle ottimali, percorribili a velocità superiori a Mach 19 non dovendo subire la resistenza dell’aria. Calcoli dettagliati dei due ricercatori trovano che, a parità di condizioni, un missile DTB impiega circa il 15% meno tempo di un HGM a raggiungere il comune bersaglio.

Una cruciale caratteristica degli HGM è la loro manovrabilità, ma, essendo privi di un proprio motore, per cambiare direzione devono utilizzare le forze di portanza per imprimere una velocità orizzontale, che a sua volta deve essere ipersonica, mantenendo comunque una portanza verticale sufficiente a rimanere in quota. Per generare la portanza supplementare, il veicolo deve scendere a un’altitudine inferiore per sfruttare la maggiore spinta dell’aria più densa e, dopo la virata, tornare alla quota di crociera. Queste manovre possono costare molto in termini di velocità e autonomia.

Per esempio, per virare di 30 gradi, un HGM come l’HTV-2 che voli a Mach 15 a un’altitudine di circa 40 km deve generare una velocità orizzontale di Mach 7,5. Se si abbassa di circa 2,5 km, la rotazione di 30 gradi richiederebbe circa sette minuti, durante i quali percorrerebbe un ampio arco con un raggio di circa 4 mila km. La resistenza aerodinamica supplementare che deriva dal viaggiare in aria più densa ne ridurrebbe la velocità di circa 1,3 Mach, facendogli perdere circa 450 km di autonomia sui 3 mila km che avrebbe potuto percorrere altrimenti. Per virate più rapide, l’HGM dovrebbe scendere a quote inferiori, pagando una maggiore perdita di velocità e portata.

Anche l’“invisibilità” degli HGM si rivela un mito: è vero che un HGM in avvicinamento a 40 km di altezza sfuggirebbe ai radar per gran parte della propria traiettoria a causa della curvatura terrestre, diventando rilevabile solo da circa 500 km di distanza in poi, nell’ultima fase del volo. Tuttavia, durante tutto il volo, la superficie di un veicolo ipersonico raggiunge temperature di migliaia di gradi, producendo una notevole radiazione termica nello spettro infrarosso e generando una linea di gas ionizzato che è più visibile dai radar e dai sensori spaziali rispetto al veicolo stesso.

Sia gli Stati Uniti che la Russia dispongono di satelliti di allerta precoce con sensori a infrarossi, in grado di individuare l’intensa radiazione emessa sia dal razzo vettore che dagli HGM, tracciandone gran parte della fase di planata.

Penetrabilità dei sistemi anti-missile

Anche se è possibile mediante satelliti osservare il lancio di un HGM e seguirne la traiettoria, rimane comunque impossibile attaccarlo nella fase di lancio e durante la maggior parte della

planata con i sistemi anti-missile attuali, come gli statunitensi GMD (Ground-based Midcourse Defense) e SM-3 (Aegis Standard Missile-3), previsti per attaccare testate di ICBM a grande distanza e ad alta quota (oltre 100 km) al di fuori dell’atmosfera.

Accanto a questi sistemi finalizzati a difendere vasti territori, esistono difese anti-missile terminali, che operano in prossimità dei potenziali bersagli a ingaggiare gli ordigni nella fase terminale del loro volo, quando si preparano a colpire il loro obiettivo. Queste difese, tra cui i Patriot e gli Aegis SM-6 statunitensi e gli S-400 e S-500 russi, devono operare a decine di km di altitudine, manovrare in modo aerodinamico e aggredire i missili nemici a breve distanza, proteggendo al massimo piccole (ma cruciali) aree di territorio.

Per gli ingaggi endo-atmosferici, sia l’intercettore che il bersaglio possono manovrare aerodinamicamente e ciò che conta è l’accelerazione laterale relativa che i due oggetti possono raggiungere all’altitudine dell’attacco mentre ciascuno cerca di superare l’altro.

Un principio importante della teoria della guida e del controllo è che gli intercettori devono essere in grado di raggiungere un’accelerazione laterale da due a tre volte superiore a quella di un bersaglio in manovra per poterlo intercettare in modo affidabile; note le caratteristiche dei sistemi coinvolti, questa condizione si traduce in un rapporto fra le rispettive velocità. I due ricercatori americani hanno considerato appunto il caso del sistema MIM-104 Patriot contro un HGM.

Il Patriot ingaggia missili avversari entro una distanza di 60 km con due tipi di intercettori PAC-3: gli MSE hanno una velocità Mach 6 e operano a quote sopra i 30 km e i CRI hanno velocità Mach 4,7 e agiscono a quote sui 20 km. Per manovrare, una serie di piccoli propulsori intorno al corpo conferiscono ai PAC-3 un angolo d’attacco non nullo, ad aumentarne la portanza. I calcoli effettuati nel caso di un HGM a cuneo e di un intercettore PAC-3 indicano che basta che il PAC abbia una velocità fra 0,85 e 1 volte quella dell’HGM per poterlo colpire.

Tenuto presente che nella fase finale di volo di un HGM verso il suo bersaglio la sua velocità è ormai molto ridotta rispetto a quella iniziale, anche se non ha fatto particolari manovre, si trova che effettivamente esiste una finestra di possibilità per un Patriot in prossimità del bersaglio di intercettare e distruggere un HGM anche con alta efficienza aerodinamica.

Kinzhal impiegati in Ucraina sono HALBM lanciati ad altitudini di circa 18 km da un aereo Mikoyan MiG-31K a circa 700-1000 km di distanza dai loro obiettivi. Per manovrare, devono planare per un tratto del percorso (con basso L/D) e iniziare la picchiata a velocità certamente inferiori di Mach 6. Sulla base dei calcoli di Wright e Tracy, appare quindi possibile che la batteria Patriot installata vicino a Kiev possa intercettare un Kinzhal in avvicinamento alla capitale. Gli abbattimenti del maggio 2023 sono stati verificati da fonti governative statunitensi. Funzionari statunitensi hanno affermato che gli ucraini hanno lanciato più missili PAC-3 da diverse angolazioni per intercettare il missile Kinzhal.

I missili ipersonici non sono quindi delle Wunderwaffen rivoluzionarie, ed è importante il lavoro di demistificazione dei ricercatori indipendenti Wright e Tracy, che ha messo in evidenza le forzature propagandistiche dei promotori delle nuove armi in Cina, Russia e USA, alimentando una nuova corsa agli armamenti. Anche il Congressional Budget Officeamericano ha recentemente concluso (gennaio 2023) che già esistono e sono più economici e affidabili armamenti con proprietà analoghe a quelle dei missili ipersonici, il cui sviluppo è quindi ingiustificato da motivazioni militari ed economiche.

Non è attraverso nuovi armamenti ipertecnologici che gli stati possono raggiungere maggiore sicurezza e il sistema mondiale trovare maggiore stabilità: la via da perseguire sono piuttosto decise azioni di disarmo, non solo nucleare.

Padova 3 febbraio 2024