La Sezione Italiana dell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare (IPPNW), Organizzazione Premio Nobel per la Pace 1985, piange commossa la perdita del carissimo Padre Quirino Salomone, frate francescano, Rettore per tanti anni della Basilica di Collemaggio a l’Aquila, che ha speso la sua vita per valorizzare la Perdonanza Celestiniana e la Pace, fondando moltissimi anni fa la affiliata italiana di quella che agli inizi degli anni ’80 fu chiamata “Università della Pace delle Nazioni Unite”.
La rivista che fondò, “La Perdonanza”, pubblicò l’edizione italiana del Rapporto ONU: “ARMI NUCLEARI: studio onnicomprensivo”, a cura della nostra organizzazione (www.ippnw-italy.org).
Quasi ad onore della sua militanza per la pace ed il disarmo nucleare si è da poco votata favorevolmente, nella Prima Commissione dell’Assemblea Generale dell’Onu, la decisione di istituire una Commissione di 21 scienziati per ulteriore conoscenza e rapida divulgazione planetaria degli effetti umanitari biologici e climatici della guerra nucleare, con il voto favorevole dell’Italia.
Il Rapporto ONU pubblicato da “La Perdonanza” ed il Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, Agenzia per la Salute delle Nazioni Unite): “Effetti della Guerra Nucleare sulla Salute e sui Servizi Sanitari” pubblicato negli anni ’80 dalla Regione Abruzzo, sempre a cura della nostra organizzazione, non bastano più a descrivere tutto ciò che di impensabile accadrebbe al pianeta ed all’intera umanità se, come paventato dallo stesso Papa Francesco, non si riuscisse a fermare la terza guerra mondiale a pezzi già in atto e si giungesse alla guerra nucleare.
Dott. Michele Di Paolantonio Consigliere Internazionale dell’IPPNW, International Physicians for the Prevention of Nuclear War
Scrive il dott. Di Paolantonio:
Ieri (6 novembre – N.D.R.) sono stato nella “Chiesa di legno” San Bernardino Due (che Padre Quirino fece costruire subito dopo il terremoto del 2009 che rese inagibile la sua San Bernardino) in Piazza d’Armi a L’Aquila dove tra poco faranno le esequie ed ho avuto il grande piacere ed onore di poter ricordare davanti a tutti i convenuti la stretta solidarietà che dal 1983 c’è stata tra Padre Quirino Salomone e la sua rivista “La Perdonanza” e noi, mostrando il Rapporto ONU che volle pubblicarci, e comunicando che proprio tre giorni fa è stato deciso l’approfondimento di studio e divulgazione degli effetti umanitari, biologici e climatici della guerra nucleare, con il voto favorevole dell’Italia, e ricordando il suo ruolo infaticabile nella Diplomazia di cittadinanza. Anche per questo, dopo 700 anni, per la prima volta un Papa, Francesco, due anni fa venne ad aprire la Porta Santa della annuale Perdonanza di Celestino V a Collemaggio a L’Aquila.
La drammatica testimonianza di un giovane medico dell’IPPNW Students Movement
Maiduguri nello Stato del Borno – Nigeria (cartografia)
“La notte del 10 settembre 2024, Maiduguri, nel nord-est della Nigeria, ha vissuto la peggiore inondazione degli ultimi 30 anni. Questo disastro ha causato circa 30 vittime e sfollato oltre 400.000 persone, con quasi il 40% della città sommersa. Case, ospedali e scuole sono stati gravemente colpiti dalle inondazioni. Anch’io sono stato colpito, poiché l’acqua è salita sopra le finestre della casa in cui sto in affitto, con conseguente perdita di quasi tutti i miei beni. In mezzo a questa devastazione, ho trovato un po’ di gioia nel poter evacuare tutti i pazienti, tra cui un neonato di 5 ore, dall’ospedale. Il livello dell’acqua nel complesso ospedaliero mi ha raggiunto il petto durante l’evacuazione, rendendola un’esperienza straziante.”
Inizia così il messaggio e-mail che Yusuf Dominc, giovane medico e rappresentante dell’IPPNW Medical Students Movement, ci ha trasmesso nella mailing list dedicata. Un racconto che si allarga presto a riflessioni globali che riguardano tutte le emergenze climatiche attuali, tra conferenze dall’improbabile risultato e negazionismo alimentato anche dalle lobby economiche e finanziarie.
“Mentre ci prepariamo per la COP29 di Baku, la necessità di affrontare urgentemente il cambiamento climatico non è mai stata così evidente. Parlo oggi non solo come sostenitore del clima, ma anche come vittima diretta di queste recenti inondazioni. Avendo sperimentato la devastazione in prima persona, ho visto il profondo impatto che i disastri legati al clima hanno sulle persone e sulle comunità. Animali selvatici, tra cui coccodrilli, grandi serpenti e persino leoni, sono stati liberati dallo zoo a causa delle acque alluvionali. Il peso emotivo e psicologico di vedere la mia comunità in rovina è schiacciante.”
La sua professione di medico sottolinea anche qua l’effetto devastante della tragedia. “A peggiorare le cose, le conseguenze delle inondazioni hanno portato a un rischio crescente di malattie trasmesse dall’acqua, poiché i sistemi sanitari sono stati compromessi. Inoltre, le forti piogge continuano a rappresentare una minaccia reale, aumentando il rischio di riallagamenti in aree che ancora lottano per riprendersi.”
E, “Sono in atto piani per un’azione di sensibilizzazione delle comunità, poiché stiamo già preparando i nostri studenti e i nostri giovani medici a istruirli sulle malattie trasmesse dall’acqua e sulle misure preventive.”
La testimonianza di Yusuf si somma a chissà quanti altri racconti drammatici potremmo trovare, voci silenziose che da ogni parte del mondo si alzerebbero a ricordare la fragilità dell’intero ecosistema. “Le conseguenze del cambiamento climatico non sono né lontane né teoriche: sono reali, immediate e cambiano la vita. La cooperazione globale e l’azione decisa sono necessarie ora più che mai.”
“Apprezzo davvero la comprensione e la preoccupazione mostrate da tutti. Mentre lavoro nel processo di recupero, è rassicurante sapere di essere circondato da una comunità così compassionevole e premurosa, disposta e sempre pronta a supportare il percorso per rendere il mondo una casa per la generazione presente e futura. Sentitevi liberi di condividere tutto questo, ritengo sia molto importante andare il più lontano possibile affinché le persone accettino l’esistenza di quelle realtà che si presentano all’umanità.”
(Da Yusuf, in risposta all’appoggio dei colleghi di IPPNW)
Dalla Croce Rossa Italiana per il disarmo nucleare
E’ diffusa la consapevolezza delle conseguenze a livello globale di un conflitto nucleare? Quanti di noi abbiamo l’errata convinzione che l’atomica sia, dopotutto, un ordigno sì estremamente potente ma non molto più distruttivo di quanto già viene impiegato in una delle tante guerre dell’epoca attuale? Ecco: il blog Nuclear Experience, che venne realizzato nel 2019 dalla Croce Rossa Italiana, aiuta di sicuro a informare e approfondire.
“Il 7 luglio 2017, con 122 voti a favore, 1 astenuto e 1 contrario è stato approvato il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). Si tratta del primo trattato che rende illegali l’uso, la minaccia, il possesso e lo stazionamento delle armi nucleari. Lo scorso ottobre, il trattato ha raggiunto il numero di ratifiche (50) necessarie per l’entrata in vigore che è avvenuta il 22 gennaio 2021. A luglio 2024, esso conta 70 Stati parte e 93 Stati firmatari.
Il Trattato riconosce al Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa un ruolo rilevante sancito nel preambolo e nel testo (artt. 7.5 e 8.5) in materia di cooperazione e assistenza internazionale, oltre che nella conferenza degli Stati parte.”
Per questo motivo la Croce Rossa Italiana, in occasione della Giornata internazionale per la proibizione delle armi nucleari del 26 settembre 2019, ha lanciato la campagna “Nuclear Experience – Croce Rossa Italiana per il Disarmo Nucleare” affinché l’Italia aderisca al Trattato.
Nella pagina del blog troviamo il percorso delle attività finora svolte, tra le quali si sottolineano azioni rivolte alle istituzioni e campagne di sensibilizzazione, formazione e comunicazione, oltre alla partecipazione a Conferenze internazionali tra cui lo Youth Action Forum sulle armi nucleari del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.
Una serie di voci di menu a espansione permette di approfondire le varie tematiche, a partire dal “progetto Manhattan” e le bombe su Hiroshima e Nagasaki, e via via sottolineando gli intrecci con le normative del Diritto Internazionale, il ruolo della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, le implicazioni estreme sulla salute e l’ambiente. Senza tralasciare nel dettaglio l’istituzione dei vari Trattati e accordi bilaterali.
Conclude la pagina il link alla “biblioteca virtuale”: un elenco di diverse pubblicazioni (libri, film, documentari) che possono essere via via aggiunte su segnalazione dei visitatori. Anche questi diventano riferimenti utili per approfondire l’importanza del disarmo nucleare.
Si sta svolgendo dal 30 novembre al 12 dicembre negli Emirati Arabi Uniti la 28esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28). Per la prima volta, l’IPPNW ha inviato una delegazione internazionale ufficiale alla COP per garantire che la salute umana e ambientale sia al centro del processo decisionale.
Come medici e operatori sanitari avvertiamo che la crisi climatica, la militarizzazione e le armi nucleari rappresentano una grave minaccia per la salute globale.
Allo stesso tempo, si possono ottenere enormi benefici per la salute superando la nostra “dipendenza dai combustibili fossili” e il bisogno distruttivo di giochi di potere militarizzati. In un momento di speranza: per la prima volta i temi della salute e della pace faranno parte del programma della COP il 3 dicembre 2023.
Gli appelli dell’IPPNW a tutti gli Stati alla COP28:
Le emissioni militari di gas serra accelerano il collasso climatico, ponendo una grave minaccia per la salute e il clima. Dovrebbero essere inclusi nei negoziati e sotto la rendicontazione vincolante dell’UNFCC per raggiungere la soglia di 1,5°C.
La corsa agli armamenti globale minaccia la salute e il clima. Il disarmo e la smilitarizzazione possono contribuire a finanziare la mitigazione del clima. La cooperazione e la sicurezza umana dovrebbero essere al centro della politica e del processo decisionale.
L’energia nucleare non è una soluzione al cambiamento climatico, ha gravi conseguenze sulla salute durante il suo ciclo di vita e aumenta il rischio di proliferazione nucleare. Cessare la creazione di nuove centrali nucleari, attuare la rapida eliminazione della produzione di energia nucleare e passare a una transizione giusta verso l’energia rinnovabile.
Le armi nucleari rappresentano una grave minaccia per la salute del pianeta e di tutte le sue forme di vita. Gli accordi sul clima dovrebbero sollecitare tutti i governi ad aderire al Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari il prima possibile.
Nel dettaglio:
1. La militarizzazione e la corsa agli armamenti globale in corso stanno esacerbando la catastrofe climatica
Si stima che l’attività militare contribuisca al 5,5% delle emissioni globali di gas serra rispetto al 4,4% del settore sanitario globale (anche se lo scopo di uno è uccidere e distruggere mentre l’altro è destinato a sostenere la vita). Tuttavia, secondo l’UNFCCC, la loro segnalazione rimane volontaria e i dati ufficiali per paese rimangono scarsi. Gli studi mostrano sempre più l’impatto delle emissioni di carbonio a livello militare, vale a dire che nel 2017 il Pentagono è stato responsabile di più emissioni di carbonio rispetto a paesi come Svezia o Danimarca. Gli effetti climatici e ambientali delle guerre sono ancora meno presi in considerazione. I ricercatori hanno scoperto che i primi 12 mesi di guerra in Ucraina hanno prodotto 119 milioni di tonnellate di CO2, tanto quanto il Belgio ha prodotto nello stesso periodo. Mentre gli eserciti e gli attori della difesa elaborano strategie climatiche, non vi è alcuna prova che un “rinverdimento” delle forze armate sia possibile. Anche se lo fosse, i cicli di produzione e di durata delle attrezzature militari superano di gran lunga la finestra temporale di chiusura per l’azione per il clima. L’aereo da caccia F-35, ad esempio, produce 28 t di CO2 con un pieno di carburante, equivalente all’impronta di CO2 media annua di 4 cittadini tedeschi o 70 cittadini kenioti. Si prevede che l’F-35 diventi la pietra angolare della potenza aerea della NATO e degli alleati degli Stati Uniti e che opererà fino al 2070.
Dobbiamo dimezzare le emissioni entro il 2030 per rimanere entro il limite di 1,5 gradi e garantire così la salute umana e planetaria. Dobbiamo affrontare le emissioni militari.
2. La spesa militare globale è più alta che mai, dirottando risorse dall’azione per il clima
Nel 2022 la spesa militare mondiale è salita a 2.240 miliardi di dollari, 82,9 miliardi di dollari sono stati spesi solo per le armi nucleari. Affrontare la catastrofe climatica richiederà finanziamenti per la mitigazione, l’adattamento e le perdite e i danni, una delle principali questioni negoziate alla COP28. Il Fondo verde per il clima e altri strumenti finanziari per l’azione climatica sono notoriamente sottofinanziati. L’ultimo rapporto dell’IPCC afferma chiaramente che lo spazio fiscale potrebbe dover provenire da altre fonti e che “moderate riduzioni della spesa militare (che potrebbero comportare la risoluzione dei conflitti e accordi transnazionali sulle limitazioni degli armamenti) potrebbero liberare considerevoli risorse per l’agenda degli SDG”. Un rapporto di diverse ONG, tra cui IPPNW Germania, ha rilevato che 1,26 trilioni di dollari di spesa militare della NATO nel 2023 coprirebbero la promessa non mantenuta delle nazioni più inquinanti di finanziamenti per il clima di 100 miliardi di dollari all’anno per 12 anni, o l’adattamento e la mitigazione del clima dei paesi africani per 4 anni. anni. Invece, gli eserciti e l’industria degli armamenti stanno utilizzando il cambiamento climatico come argomento per aumentare i budget e le capacità militari. Le armi vengono esportate verso paesi vulnerabili dal punto di vista climatico e che stanno vivendo conflitti violenti, esacerbando così il doppio impatto della violenza e della crisi climatica.
3. L’energia nucleare è un vicolo cieco nella ricerca di energia pulita
Di fronte alla crisi climatica, alcuni stanno proponendo una soluzione apparentemente semplice senza emissioni di carbonio: l’energia nucleare. Ma in realtà, l’energia nucleare è troppo insignificante nel confronto globale, troppo lenta e troppo costosa per la decarbonizzazione rapidamente necessaria e troppo pericolosa per le persone e la natura per essere più di una distrazione senza alcun effetto reale e tempestivo sull’azione per il clima. Al contrario, l’assoluta incompatibilità delle grandi e rigide centrali elettriche con le fonti di energia rinnovabile rende l’energia nucleare più un freno che una soluzione. I principali motori dell’energia nucleare rimangono ancora gli Stati dotati di armi nucleari. Dei 195 paesi del mondo, 33 attualmente gestiscono centrali nucleari. Oltre la metà (57%) dell’elettricità generata da queste centrali nucleari è prodotta da soli tre paesi: gli Stati Uniti, il più grande produttore mondiale di energia nucleare, seguiti da Cina e Francia. Con la Russia al quarto posto in questa classifica e la Corea del Sud al quinto, questi cinque paesi da soli hanno rappresentato il 71% dell’energia nucleare generata a livello mondiale nel 2021.
L’energia nucleare è costosa e inaffidabile, sta perdendo importanza rispetto alla produzione complessiva di elettricità, è in ritardo rispetto alle energie rinnovabili in termini di rapporto costo-efficacia e produzione ed è quindi obsoleta. E l’energia nucleare rimane pericolosa: le sue conseguenze radiotossiche e i rischi per la salute lungo l’intera catena del combustibile, dalla miniera di uranio alla questione dello stoccaggio finale, rimangono un fardello irrisolto per le generazioni future.
4. Le armi nucleari minacciano un cambiamento climatico catastrofico
Le armi nucleari rappresentano una grave minaccia esistenziale per la salute umana e ambientale. Una cosiddetta guerra nucleare “limitata” avrebbe conseguenze climatiche catastrofiche a livello globale. Un nuovo studio dell’IPPNW mostra che una guerra nucleare tra India e Pakistan, entrambi stati dotati di armi nucleari e spesso in conflitto, che utilizzi meno del 3% degli arsenali nucleari mondiali, potrebbe uccidere fino a una persona su tre sulla terra. Lasciando intatto il 97% delle armi nucleari del mondo, questo scenario plausibile altererebbe il clima mondiale in modo tale da ridurre i tempi di raccolta dei cereali di base da cui dipendono molte popolazioni, portando a una carestia globale nei decenni a seguire.
Anche quando le armi nucleari non vengono utilizzate, il loro mantenimento e produzione sottrae fino a 82,9 miliardi di dollari all’anno che potrebbero essere destinati agli investimenti necessari in energie rinnovabili, finanziamento di perdite e danni e altri sforzi di mitigazione del clima. Inoltre, la sola produzione di armi nucleari provoca immensi danni umani e ambientali.
La soluzione alla crisi climatica deve includere il disarmo nucleare.
Side event at COP28 – by Bimal KhadkaSide event at COP28 – by Bimal KhadkaSide event at COP28 – by Bimal Khadka
Ripubblichiamo in versione completa la traduzione dell’appello già ampiamente commentato nell’articolo “Da numerose riviste mediche un editoriale chiesto a IPPNW. Urgente ridurre il pericolo di una guerra nucleare“. Si tratta di un importante editoriale apparso il 1° agosto scorso su un grande numero di riviste medico-scientifiche nel mondo. Una cronaca drammatica sulla traccia di appelli e avvenimenti che fanno eco alla crescente minaccia di un’ecatombe nucleare. “Il ruolo degli operatori sanitari” diventa anch’esso importante.
Titolo originale: Reducing the Risks of Nuclear War—The Role of Health Professionals
Nel gennaio 2023, il Science and Security Board del Bulletin of the Atomic Scientists ha spostato le lancette del Doomsday Clock a 90 secondi prima di mezzanotte, riflettendo il crescente rischio di guerra nucleare.
Nell’agosto 2022, il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha avvertito che il mondo è ora in “un momento di pericolo nucleare mai visto fin dal culmine della guerra fredda”. Il pericolo è stato sottolineato dalle crescenti tensioni tra molti Stati dotati di armi nucleari.
In qualità di redattori di riviste sanitarie e mediche in tutto il mondo, chiediamo agli operatori sanitari di allertare il pubblico e i nostri leader su questo grave pericolo per la salute pubblica e i sistemi essenziali di supporto vitale del pianeta e di sollecitare azioni per prevenirlo.
Gli attuali sforzi di controllo degli armamenti nucleari e di non proliferazione sono inadeguati per proteggere la popolazione mondiale dalla minaccia di una guerra nucleare per intenzione, errore o errore di calcolo. Il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) impegna ciascuna delle 190 nazioni partecipanti “a perseguire i negoziati in buona fede su misure efficaci relative alla cessazione della corsa agli armamenti nucleari in una data rapida e al disarmo nucleare e su un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale”. I progressi sono stati deludentemente lenti e la più recente Conferenza di revisione del TNP nel 2022 si è conclusa senza una dichiarazione concordata.
Ci sono molti esempi di “quasi disastri” che hanno esposto i rischi di dipendere dalla deterrenza nucleare per un futuro indefinito. La modernizzazione degli arsenali nucleari potrebbe aumentare i rischi: ad esempio, i missili ipersonici riducono il tempo disponibile per distinguere tra un attacco e un falso allarme, aumentando la probabilità di una rapida escalation.
Qualsiasi utilizzo delle armi nucleari sarebbe catastrofico per l’umanità. Anche una guerra nucleare “limitata” che coinvolga solo 250 delle 13.000 armi nucleari nel mondo potrebbe uccidere 120 milioni di persone e causare uno sconvolgimento climatico globale che porterebbe a una carestia nucleare, mettendo a rischio 2 miliardi di persone. Una guerra nucleare su larga scala tra Stati Uniti e Russia potrebbe uccidere 200 milioni di persone o più nel breve termine e potenzialmente causare un “inverno nucleare” globale che potrebbe uccidere da 5 a 6 miliardi di persone, minacciando la sopravvivenza dell’umanità. Una volta fatta esplodere un’arma nucleare, potrebbe verificarsi rapidamente un’escalation fino a una guerra nucleare totale. La prevenzione di qualsiasi uso delle armi nucleari è quindi una priorità urgente per la salute pubblica e devono essere compiuti passi fondamentali anche per affrontare la causa principale del problema, ovvero l’abolizione delle armi nucleari.
Una volta che un’arma nucleare è fatta esplodere, l’escalation alla guerra nucleare a tutto campo potrebbe verificarsi rapidamente. La prevenzione di qualsiasi uso di armi nucleari è quindi una priorità urgente per la salute pubblica e devono essere adottate anche misure fondamentali per affrontare la causa principale del problema, abolendo le armi nucleari.
La comunità sanitaria ha avuto un ruolo cruciale negli sforzi per ridurre il rischio di una guerra nucleare e dovrà continuare a farlo in futuro. Negli anni ’80 gli sforzi degli operatori sanitari, guidati dall’ International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW), hanno contribuito a porre fine alla corsa agli armamenti della Guerra Fredda educando i politici e il pubblico su entrambi i lati della cortina di ferro sulle conseguenze mediche. della guerra nucleare. Ciò è stato riconosciuto quando nel 1985 è stato assegnato all’IPPNW il Premio Nobel per la Pace (https://www.ippnw.org).
Nel 2007, l’IPPNW ha lanciato la Campagna internazionale per abolire le armi nucleari, che è diventata una campagna globale della società civile con centinaia di organizzazioni partner. Un percorso verso l’abolizione nucleare è stato creato con l’adozione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari nel 2017, per il quale la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari ha ricevuto il Premio Nobel per la pace del 2017. Le organizzazioni mediche internazionali, tra cui il Comitato internazionale della Croce Rossa, l’IPPNW, l’Associazione medica mondiale, la Federazione mondiale delle associazioni di sanità pubblica e il Consiglio internazionale degli infermieri, hanno avuto un ruolo chiave nel processo che ha portato ai negoziati e nei negoziati stessi, presentando le prove scientifiche sulle catastrofiche conseguenze sanitarie e ambientali delle armi nucleari e della guerra nucleare. Hanno continuato questa importante collaborazione durante la prima riunione degli Stati parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, che attualmente ha 92 firmatari, tra cui 68 Stati membri.
Chiediamo inoltre loro di lavorare per porre fine definitivamente alla minaccia nucleare sostenendo l’urgente avvio di negoziati tra gli Stati dotati di armi nucleari per un accordo verificabile e con scadenza temporale per l’eliminazione delle loro armi nucleari in conformità con gli impegni del TNP, aprendo la strada a tutte le nazioni ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.
Il pericolo è grande e crescente. Gli Stati dotati di armi nucleari devono eliminare i loro arsenali nucleari prima di eliminare noi. La comunità sanitaria ha svolto un ruolo decisivo durante la Guerra Fredda e, più recentemente, nello sviluppo del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Dobbiamo riprendere questa sfida come una priorità urgente, lavorando con rinnovata energia per ridurre i rischi di guerra nucleare ed eliminare le armi nucleari.