Ventidue gennaio: va in vigore il Trattato

E’ una data importante. Le norme del Diritto Internazionale aggiungono un tassello decisivo nel cammino verso il disarmo atomico. Il Trattato per la Proibizione delle armi nucleari va in vigore.

Qua, due video per capire. E per ricordare.


The World Has Spoken


Fresh Hope:Warheads to Windmills

 

(courtesy Vicki Elson – http://www.nuclearban.us)

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Dal Costa Rica un commento alla nuova ratifica al TPAN

L’ultima firma, dal governo delle Isole Fiji, ha fatto calare a 11 il numero di Stati ancora necessari per l’entrata in vigore del Trattato. Il Ministro degli Esteri costaricano approva e ne sottolinea la necessità.


Tre anni sono passati dall’approvazione alle Nazioni Unite del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari (TPNW, Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons) e sembra che le ratifiche stiano avanzando a velocità sostenuta. L’ultima firma, dal governo delle Isole Fiji, ha fatto calare a 11 il numero di Stati ancora necessari per l’entrata in vigore del Trattato ai sensi del Diritto Internazionale.

 

Una dichiarazione importante e significativa viene dal Ministero delle Relazioni Estere della Repubblica del Costa Rica, che fu una delle prime Nazioni ad aderire e ratificare il Trattato.

“Tutti i paesi che l’hanno ratificato hanno l’obbligo legale di incoraggiare gli Stati non ancora facenti parte, a firmare, ratificare, accettare, approvare o aderire ad esso, con l’obiettivo di raggiungere l’adesione universale. Ad oggi, 81 Paesi hanno firmato e 39 hanno ratificato lo strumento.” “Il Trattato è stato concepito per prevenire le catastrofiche conseguenze umanitarie che deriverebbero da qualsiasi uso di armi nucleari e rappresenta la volontà irremovibile della maggioranza dei popoli del mondo, di evitare il ripetersi dell’uso di queste armi, compresa la loro detonazione accidentale, errori di calcolo o progettazione. “

E la dichiarazione prosegue:

“Il fermo impegno del Costa Rica per il disarmo deriva, ma trascende, da una visione etica e umanistica. È il prodotto della propria esperienza storica e della conferma dell’impatto che un Paese ha optato per la smilitarizzazione. Certamente, con l’abolizione dell’esercito, in Costa Rica lo Stato ha disposto un incremento nella destinazione delle risorse in investimenti nell’istruzione, sanità e infrastrutture: i risultati di questo cambiamento della politica pubblica hanno generato una rapida trasformazione di tutti gli indicatori di sviluppo della società costaricana. È un chiaro esempio dei vantaggi di un sistema di sicurezza basato sullo sviluppo delle persone e delle capacità dello Stato.”

Ricordo che il Trattato è stato negoziato sotto la stessa presidenza del Costa Rica, su mandato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 71/258 del 23 dicembre 2016. Al raggiungimento di almeno 50 firme di ratifica esso diventerà giuridicamente vincolante e sancirà la proibizione nel possesso, nell’uso e la minaccia dell’impiego delle armi nucleari. Un processo già raggiunto nel passato per le altre “Armi di Distruzione di Massa” batteriologiche e chimiche.

“Oggi più che mai è evidente che l’umanità deve ribaltarsi nel modo in cui alloca le sue scarse risorse. La pandemia di COVID-19 ha messo in luce la fragilità dei modelli di sviluppo e la necessità urgente di dedicare risorse al raggiungimento dell’Agenda di sviluppo delle Nazioni Unite per il 2030, riprendendosi dall’impatto della pandemia e affrontando l’altra grande sfida esistenziale dell’umanità, che è il cambiamento climatico. Il trattato sul divieto delle armi nucleari è una pietra miliare che prevede una riconcettualizzazione delle armi nucleari nella politica internazionale, le delegittima come strumento di sicurezza nel 21 ° secolo e colma un vuoto nel diritto internazionale, identificato dal parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 1996. Detto questo, è urgente che tutti, dai governi, dal mondo accademico e della società civile, contribuiscano alla sua rapida entrata in vigore.”

 

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Emergenza pandemia. Intervista a Mikhail Gorbachev

Fonte: Pavel Palazhchenko e Metta Spencer. Riportato su World Beyond War

Traduzione dall’inglese di Matteo Locatelli (team traduttori associazione Peacelink)


5 aprile 2020

D: Come ha appreso la notizia della pandemia?

R: Credo di averla presa un po’ come tutti. All’inizio speravo potesse essere controllata, arginata. Purtroppo ciò non è stato e l’epidemia si è diffusa in lungo e in largo. È stato necessario prendere misure e decisioni inedite. I capi politici, i cittadini e gli organismi internazionali si sono trovati in gravi difficoltà. Bisognerà analizzare nei minimi dettagli ciò che è successo ma la priorità ora è di riprendere il controllo della situazione e sconfiggere questo nuovo e malvagio nemico.

D: Come valuta le misure adottate?

R: Le priorità sono la sicurezza delle persone e salvare quante più vite possibile. Credo che le decisioni prese siano basate su evidenze scientifiche e sui consigli dei maggiori esperti. In questo momento sono tutti d’accordo con la necessità di misure di confinamento. È qualcosa che sia le autorità che la gente devono accettare. Molto dipende anche dal comportamento delle persone. La massima responsabilità e disciplina sono essenziali. Solo in seguito si potrà sperare che il peggio sia passato.

D: È già il tempo delle riflessioni? È d’accordo con il fatto che il mondo non sarà più come prima?

R: Dipende tutto da quali riflessioni si faranno. Mi ritorna in mente il modo con cui abbiamo affrontato la minaccia nucleare. Abbiamo capito che era un nemico comune, una minaccia per tutti noi e i capi delle due nazioni, Unione Sovietica e Stati Uniti d’America, dichiararono che nessuno avrebbe vinto una guerra nucleare e che mai la si sarebbe dovuta combattere. Poi si arrivò a Reykjavik dove si firmarono i primi trattati per l’eliminazione delle armi nucleari. Al giorno d’oggi, l’85% di quegli arsenali nucleari sono stati smantellati. Dobbiamo continuare in questa direzione ma oggi incontriamo nuove sfide. Insieme ai miei amici del forum dei vincitori del Premio Nobel abbiamo per anni spinto per una radicale revisione della politica internazionale.

Mi lasci citare il nostro appello del 2005:

“Soddisfare i bisogni umani e avere rispetto per la vita sono il fondamento della sicurezza umana. Un eccesso di spese militari alimenta l’insicurezza. Due settori dove la comunità internazionale deve investire maggiormente sono l’educazione e la salute, combattendo flagelli come l’AIDS, la malaria e la tubercolosi grazie a prevenzione e protezione” Cosa si può aggiungere? Solamente il nome della nuova terribile malattia.

Negli ultimi cinque anni tutto ciò a cui abbiamo assistito sono state discussioni su armi, missili e attacchi aerei. Ma non è ormai chiaro che la guerra e le armi non possono risolvere i problemi del mondo d’oggi? La guerra è una sconfitta, un fallimento politico! Questa pandemia, una tragedia comune, ci ricorda quanto sia inutile tentare di nascondersi ignorando le minacce di fronte a noi. Nel mondo d’oggi, nessuno può sperare di nascondersi!

Non mi stancherò mai di ripeterlo: occorre demilitarizzare il mondo degli affari, la politica internazionale e il pensiero politico e ritornare a investire per soddisfare le necessità di sicurezza dell’umanità. Bisogna ripensare il concetto di sicurezza. Sicurezza vuol dire prima di tutto dare cibo, acqua, peraltro un bene in scarsa quantità, un ambiente pulito e, soprattutto, fornire assistenza sanitaria.

Per garantire la sicurezza delle persone occorre sviluppare strategie, prepararsi, pianificare ed essere parsimoniosi. Questa dovrebbe essere la responsabilità dei capi nazionali e dei leader ad ogni livello.

Credo che si debba cominciare a preparare una Sessione d’Emergenza dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, da tenersi al più presto una volta stabilizzatasi la situazione.
Unico tema l’intera revisione di obiettivi e priorità globali.

D: Posso chiederle quali sono stati i cambiamenti per lei e per la Fondazione Gorbachev

R: Naturalmente ci siamo attenuti a tutte le restrizioni imposte e abbiamo cominciato a lavorare da casa. Comunico con i miei colleghi per telefono e abbiamo creato un gruppo di discussione online. Ci adatteremo nel caso la situazione dovesse cambiare. Mi è stato chiesto di scrivere un capitolo in più per l’edizione inglese del mio libro “What is at Stake Now” per aggiornarlo sui nuovi sviluppi. Ho accettato e ci sto lavorando.


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Coronavirus vs. deterrenza nucleare

Una lettera ai parlamentari del Regno Unito. Da tre ex comandanti della Royal Navy ecco un appello. Nel tempo del coronavirus, sarà il caso di cambiare destinazione alle ingenti somme destinate al mantenimento della flotta sottomarina britannica?


Il 1° aprile 2020, tre ex comandanti della Royal Navy hanno inviato una lettera a tutti i membri del Parlamento, mettendo in discussione la politica di mantenimento di un deterrente nucleare permanente in mare. Il costo di 2 miliardi di sterline all’anno sarebbero adesso ingiustificabili, tanto più che i costi economici della pandemia di coronavirus vanno aumentando e che oltretutto non sembra esserci alcuna minaccia di un attacco nucleare contro il Regno Unito.

“È assolutamente inaccettabile che il Regno Unito continui a spendere miliardi di sterline per distribuire e modernizzare il sistema di armi nucleari Trident di fronte alle minacce alla salute, ai cambiamenti climatici e alle economie mondiali che il Coronavirus pone”, ha affermato Robert Forsyth, ex comandante di sommergibili nucleari, firmatario della lettera e sostenitore della campagna Move the Nuclear Weapons Money”.

Mentre ha dichiarato Tom Unterrainer, direttore della Bertrand Russell Peace Foundation“Questa pandemia e l’incapacità del governo britannico di prepararsi o rispondere efficacemente a una minaccia così immediata alla vita dimostrano le priorità contorte al centro della spesa per le armi nucleari. Piuttosto che lavorare per garantire la vera sicurezza, questo governo privilegia l’acquisizione e lo spiegamento di armi di omicidio di massa”

La lettera, sostenuta da numerosi parlamentari, accademici e attivisti per la pace, è stata inviata dalla Bertrand Russell Peace Foundation a tutti i membri della Camera dei Comuni britannica, della Camera dei Lord britannica, del Parlamento scozzese, dell’Assemblea nazionale per il Galles e dell’Assemblea nordirlandese.
La lettera è stata supportata dalla copresidente della PNND, la baronessa Sue Miller (UK House of Lords) e da Bill Kidd (Parlamento scozzese).

Bill Kidd afferma: “Tutte le potenze delle armi nucleari, e quegli stati che le supportano, stanno sprecando preziose risorse come i Trident contro i desideri dei loro popoli, quando dovrebbero rivolgersi al nemico reale e mortale, il COVID19”.

“Il Covid-19 ci sta dimostrando che le peggiori minacce, pandemie e cambiamenti climatici dell’umanità sono condivise a livello globale”, ha affermato la baronessa Sue Miller. “Non dovremmo sprecare risorse per rinnovare le armi nucleari poiché dovremmo utilizzare tutte le risorse che possiamo per affrontare questi problemi fin troppo reali.”

I firmatari della lettera sperano che i loro sforzi per mettere in discussione il “deterrente permanente in mare” incoraggino i politici e i cittadini a iniziare a porre in questione la moralità e la fattibilità delle armi nucleari.


I firmatari della lettera:

  • Commander Robert Forsyth RN (Ret’d). 2nd in Command Polaris submarine, commanded two other submarines and the Commanding Officer’s Qualifying Course.
  • Commander Robert Green RN (Ret’d). Former nuclear-armed aircraft bombardier-navigator, Staff Officer (Intelligence) to CINFLEET in Falklands War
  • Commander Colin Tabeart RN (Ret’d). Former Senior Engineer Officer, Polaris submarine

Il link al documento inviato al Parlamento britannico

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Eppur si va avanti

Quasi a far da contraltare alle scorse bad news, una buona notizia aggiunge un tassello di speranza. Nello stesso giorno dell’aggiornamento del Doomsday Clock, un altro Stato, il Paraguay, ha depositato la sua ratifica al TPNW, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Sono così 35 gli Stati firmatari ed è quindi più vicino il raggiungimento dei suoi effetti giuridici ai sensi del Diritto Internazionale.

Ancora quindici adesioni. Avanti così.