Comunicato di IPPNW sulla decisione di uscita dal Trattato INF

Dopo l’intenzione del presidente Trump di uscire dagli accordi del Trattato INF, dal Board di IPPNW è rilasciato questo comunicato stampa:


For Immediate Release.

In un mondo già teso per le intenzioni dei Nuclear States e per la loro continua modernizzazione delle armi nucleari, l’annuncio dell’Amministrazione Trump che si ritirerà dallo storico Trattato INF è una notizia grave e sgradita.

“E ‘molto inquietante che un altro traguardo conquistato per limitare gli schieramenti di armi nucleari – un trattato che ha segnato l’inizio della fine della Guerra Fredda e per il quale la IPPNW ha partecipato alla campagna per tutti gli anni ’80 – possa essere messo da parte dal presidente Trump nello stesso momento in cui gli Stati Uniti stanno ufficialmente lasciando l’accordo sul nucleare iraniano”, ha affermato il presidente del Board di IPPNW, il norvegese dott. Bjorn Hilt.

Il grande perdente nel nuovo confronto Est-Ovest potrebbe essere l’Europa. Prima della conclusione del Trattato INF, 30 anni fa, vi era tra le maggiori potenze una corsa incontrollata agli armamenti. Se fosse scoppiata la guerra nucleare, intenzionalmente o accidentalmente, probabilmente sarebbe iniziata in Europa e avrebbe cancellato le nazioni situate sulla linea tra i due blocchi. La firma dello storico trattato INF nel 1987 da parte del presidente Reagan e del segretario Gorbaciov sollevò alcuni dei pericoli immediati. La sua imminente fine minaccia una ricaduta in una nuova Guerra Fredda, con l’Europa di nuovo a Ground Zero.

“Sia gli Stati Uniti che la Russia posseggono una parte della colpa di questa situazione, con l’accusa che ognuno di questi ha violato il trattato”, ha affermato il dott. Alex Rosen, Presidente di IPPNW Germania. “I recenti ammodernamenti degli arsenali nucleari di entrambe le parti, in particolare lo sviluppo di missili da crociera a medio raggio, ma anche l’istituzione di un sistema di difesa missilistica da parte degli Stati Uniti in Romania e Polonia e lo spiegamento russo di missili a corto raggio a Kaliningrad contraddicono chiaramente lo spirito dell’accordo INF. È tempo di sistemare queste domande al tavolo dei negoziati. “

Citando il desiderio espresso dal presidente Putin e dal presidente Trump in diversi momenti della loro carriera di negoziare l’abolizione totale delle armi nucleari, IPPNW ha invitato i due leader, anziché a porre fine a un trattato di limitazione delle armi nucleari, ad avviare una più ampia discussione sui loro arsenali.

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), adottato lo scorso anno dalle Nazioni Unite con il voto 122-1-1, dovrebbe fornire il punto di partenza per tali discussioni. La Campagna Internazionale per l’abolizione delle Armi Nucleari (ICAN), co-fondata da IPPNW nel 2007, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2017 per il suo lavoro nella promozione del TPNW, attraverso il quale la maggioranza delle nazioni ha chiesto l’abolizione totale delle armi nucleari.

“Queste nazioni e i popoli del mondo stanno mandando un chiaro segnale ai ‘Nuclear States’ per porre l’attenzione al loro obbligo di disarmo completo secondo il Trattato di non proliferazione nucleare (NPT) che ha 50 anni”, ha detto il co-presidente dell’IPPNW. Ira Helfand. La Campagna ‘Back from the Brink’ negli Stati Uniti delinea le misure che potrebbero essere prese dal Congresso e dal Presidente degli Stati Uniti, se desiderano essere dei veri leader nell’evitare la guerra nucleare.

Questo non dovrebbe essere un problema di parte. Come disse il Presidente Reagan, ‘la guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta’. In un momento in cui abbiamo disperatamente bisogno di passi in avanti verso il disarmo, ritirarsi dal trattato INF sarebbe un grosso passo indietro”.

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Il ritorno degli Euromissili?

Reagan e Gorbaciov alla firma del trattato INF

Dopo l’intenzione del presidente Trump di uscire dagli accordi del Trattato INF  del 1987, sono arrivati numerosi i commenti preoccupati e allarmati da parte di gran parte del mondo civile. La delusione è grande perché proprio il Trattato, che portò alla completa dismissione dei cosiddetti Euromissili dislocati in Europa (compresa l’Italia) su entrambi i confini dei due blocchi –  i Pershing II e Cruise in Occidente e gli SS20 nell’Unione Sovietica – sancì in pratica la fine della Guerra Fredda.

Reagan e Gorbachev, pur essendo entrambi a capo delle maggiori potenze mondiali, all’atto della loro firma dimostrarono grande saggezza: la stessa dislocazione e portata dei missili a breve e medio raggio in caso di errori o malfunzionamenti dei sistemi di allerta avrebbero causato con grande probabilità l’avvio di una guerra nucleare: i pochi minuti del loro tragitto non sarebbero stati sufficienti per l’individuazione del falso allarme.

In un’intervista a RT International, Alice Slater, membro del Comitato di Coordinamento dell’organizzazione World Beyond War, ha così commentato:

Con 122 nazioni che hanno votato la scorsa estate per adottare un Trattato per il divieto totale delle armi nucleari allo stesso modo di come sono state bandite le armi chimiche e biologiche, sembra che il mondo si sia bloccato in una nuova distorsione temporale della Guerra Fredda, del tutto inappropriata per questi tempi.”

“Sarebbe ora un’opportunità per prendersi una pausa dai giochi di combattimento nucleari – nuove minacce, trilioni di dollari sprecati e punti di QI su sistemi di armi che i presidenti Reagan e Gorbachev hanno riconosciuto, nel 1987, alla fine della Guerra Fredda, che non potevano mai essere usati, avvertendo che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta“.

“Adesso nel 2018, più di 30 anni dopo, quando 69 Nazioni hanno firmato il Trattato per mettere al bando il nucleare e 19 delle 50 Nazioni richieste hanno ratificato il Trattato per farlo entrare in vigore, gli Stati Uniti e la Russia ritornano in una lotta sacrilega per mantenere la corsa agli armamenti nucleari.”

Mentre dalle pagine dell’agenzia internazionale “Pressenza” leggiamo quanto scrive Angelo Baracca, già docente di fisica nucleare all’università di Firenze e attivista nelle tematiche del nucleare civile e militare:

“All’inizio degli anni Ottanta la cosiddetta “Crisi degli Euromissili” aveva indotto ad avvicinare il Doomsday Clock a soli 3 minuti, e si concluse ufficialmente l‘8 dicembre 1987 proprio con la firma da parte del Presidente USA Ronald Reagan e del Segretario Generale dell’URSS Michail Gorbachev del Trattato INF, che prevedeva la rimozione delle testate tattiche su missili a raggio breve e intermedio (tra 500 e 5.500 km) schierate in Europa.”

“Ormai è ben noto che dopo il crollo dell’URSS nacque l’illusione che gli armamenti nucleari che avevano dominato l’equilibrio, peraltro assai precario, fra i due Blocchi ormai fossero diventate superflue e si potessero eliminare, e in effetti negli anni Novanta iniziò un processo di riduzione degli arsenali nucleari statunitense e russo (gli arsenali nucleari degli altri paesi comunque crebbero a un totale di quasi 1.000, con l’ingresso nel club nucleare dell’India, del Pakistan e della Corea del Nord, nonostante lo smantellamento di quello peraltro modesto del Sudafrica, unico esempio al mondo). Ma alla fine del secolo le tensioni internazionali ripresero ad aggravarsi e quella illusione di poterci liberare per sempre dalle armi nucleari sfumò.”

Ed è una delusione cocente anche per noi, Nobel Laureates dal 1985 proprio per il contributo che IPPNW diede alla consapevolezza delle conseguenze di una guerra nucleare e dell’ipotesi di “conflitto non intenzionale” . Concetti che influirono anch’essi alla decisione dei leader delle due superpotenze alla sottoscrizione del Trattato INF. Delusione che adesso si contrappone all’entusiasmo e alla speranza generati dall’approvazione, la scorsa estate, del TPNW, il Trattato che sancisce la proibizione delle armi nucleari. Adesso più che mai dobbiamo lottare – finché siamo in tempo – per far sì che il mondo civile riesca a far rimettere sui binari della ragione quella stretta minoranza di Stati che ancora insistono nel loro isolamento atomico.

Finché siamo in tempo. Le lancette del Doomsday Clock si stanno avvicinando alla mezzanotte.


Per approfondire:


 

Nobel Peace Prize 2018

Ebbene, anche quest’anno è da dire che la decisione del Nobel Committee ha seguito le indicazioni testamentarie del suo creatore. E come avvenne nell’assegnazione del Premio del 2017 a ICAN, le motivazioni della scelta si sono indirizzate nuovamente a “persone che avessero svolto il miglior lavoro per favorire la fratellanza tra le nazioni, l’abolizione o la riduzione degli armamenti, la promozione di conferenze di pace”. L‘attivista Nadia Murad come il Dr. Denis Mukwege sono stati anch’essi portatori di pace nella loro lotta contro stupri e violenze verso le donne, “armi di guerra” praticate in tante parti del mondo.

 

Un caloroso “Welcome” arriva da Beatrice FihnExecutive Director di ICAN, che saluta Nadia e Denis al loro ingresso nella grande famiglia dei Nobel Laureates; e sottolineando come il Premio non è un “testimone che passa di mano” ma un riconoscimento che rimane e che ne aggiunge via via nuovi membri.

 

“Vi ricordate cosa venne fatto esattamente un anno fa? Sono così entusiasta di Nadia Murad e del Dr. Denis Mukwege, credo che tutti possiamo immaginare quello che stanno vivendo in questo momento!!

Voglio anche sottolineare che ICAN è ancora un Premio Nobel, non è qualcosa che dura un anno e che viene trasmesso. Non stiamo consegnando il Premio Nobel, stiamo dando il benvenuto a un nuovo membro della famiglia Nobel!!
Ma ovviamente parte dell’attenzione passerà al prossimo Laureate, ma sono fiduciosa che abbiamo fatto un fantastico lavoro nell’utilizzare il Premio dell’anno scorso per costruire in tutto il mondo una Campagna più forte.
Sono eccitata per l’anno prossimo per ICAN, penso che le maggiori vittorie per questa Campagna siano ancora davanti a noi. E in particolare, non vedo l’ora che tutti noi sfruttiamo questa Campagna molto rafforzata, in modo da ottenere l’entrata in vigore del TPNW nel 2019!



E siamo a 19!

Nuove Nazioni si sono aggiunte recentemente all’elenco delle firme a favore del TPNW, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, il cui numero è salito a 69.

Le Nazioni che hanno anche ratificato il Trattato, il cui valore giuridico necessita della sottoscrizione di almeno 50 Stati nell’impegno della sua attuazione, a tutt’oggi sono 19.

Sembra lontano il traguardo ma, raffrontando il trend con passati processi di ratificazione di altri Trattati, il ritmo delle adesioni porta a ben sperare nel suo completamento in tempi ragionevoli.

Qui la pagina di ICAN con gli aggiornamenti

7 luglio, un anno dopo. Good News!


Oggi 7 luglio
, un anno dall’approvazione del Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Ed ecco due Good News che accendono di più la speranza:

  • Ieri lo Stato della Costa Rica ha depositato il suo strumento di ratifica per il Trattato delle Nazioni Unite sul divieto delle armi nucleari. A tutt’oggi sono allora 11 gli Stati che lo hanno ratificato e 59 i firmatari. Il Costa Rica è stato uno dei primi favorevoli del trattato e il suo ambasciatore di Ginevra, Elayne Whyte Gómez, ha presieduto le negoziazioni storiche dello scorso anno. Il 7 luglio 2017, in seguito all’adozione del Trattato, commentò: “Siamo riusciti a seminare i primi semi di un mondo libero dalle armi nucleari”. L’assemblea legislativa della Costa Rica votò all’unanimità a favore della ratifica del trattato a marzo, riflettendo l’ampio sostegno del Paese per il disarmo nucleare.
  • Ritornando tra i confini europei: un sondaggio tra quattro Stati – Belgio, Olanda, Germania e Italia – aderenti alla NATO e detentori di armi nucleari, ha confermato una maggioranza di favorevoli alla loro rimozione e alla firma del Trattato, nonché contrari ad investimenti nel nucleare da parte di istituti finanziari e all’acquisto dei nuovi aerei F35 capaci di portare armi nucleari.

 

Ecco quanto riassume Willem Staes (Pax Christi):

Oggi abbiamo pubblicato un sondaggio di opinione nei confronti delle armi nucleari negli Umbrella States europei – Belgio, Paesi Bassi, Germania e Italia. Il sondaggio ha rilevato:

1. Almeno il doppio degli intervistati è favorevole alla rimozione delle armi piuttosto che tenerle.
2. Almeno quattro volte tanto è favorevole al fatto che il loro Paese firmi il TPNW.
3. Almeno quattro volte tanto è contrario agli Istituti finanziari che nel proprio Paese investono in attività collegate alle armi nucleari.
4. Una forte maggioranza è contraria all’acquisto da parte della NATO di nuovi cacciabombardieri in grado di trasportare sia armi nucleari che armi convenzionali.

 


Qui il testo originale del sondaggio (attendere il caricamento del documento online):

 

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The Survey

 

Articolo e infografica dal sito di ICAN: http://www.icanw.org/campaign-news/yougov-poll-europeans-reject-us-nuclear-weapons-support-tpnw-nuclearba/

 

Tutte le firme del Trattato

Alle Nazioni Unite, dopo l’approvazione del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari. In una raccolta di immagini ecco il momento della firma o della ratifica, a partire dal 20 settembre 2017, da parte dei Presidenti o dei Rappresentanti diplomatici dei vari Stati che hanno aderito al Nuclear Ban Treaty.


(fonte: Tim Wright)


Note:

  • A questo link la presentazione originale, che verrà via via aggiornata man mano che nuove firme si aggiungeranno.
  • Se vi sono problemi nella visualizzazione, è possibile scaricare direttamente la presentazione in Powerpoint.

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Adesso siamo a dieci

Il 17 maggio scorso un’altra Nazione ha aggiunto la sua firma per la ratifica del Trattato per la proibizione delle armi nucleari. E’ il Vietnam che fa arrivare a 10 il numero degli Stati che confermano col loro voto il loro impegno per rendere legale il Trattato secondo il Diritto internazionale.

 

Qui un riepilogo aggiornato:

  • Nazioni che hanno partecipato ai negoziati: 135
  • Nazioni favorevoli al Trattato: 122
  • Nazioni a tutt’oggi firmatarie del Trattato: 58
  • Nazioni a tutt’oggi che lo hanno ratificato: 10
(fonte: ICAN)

Certamente siamo ancora lontani dal traguardo ma nonostante il boicottaggio dei Nuclear States nuove firme si aggiungeranno via via. Sicuramente cresce nel mondo la percezione della catastrofe insita nel possibile futuro uso dell’atomica. Le ragioni della deterrenza ancora sottolineata da diversi Stati come indispensabile per la propria sicurezza diventano a questo punto assolutamente inverosimili.


Dal sito di ICAN: