Un minuto e mezzo

Quanto manca a mezzanotte?

Quanto manca alla mezzanotte dell’umanità? Un nuovo conteggio è svelato ieri 24 gennaio dal Bulletin of the Atomic Scientists e che ci porta ai virtuali 90 secondi prima della possibile sparizione dell’uomo sulla Terra. Il Doomsday Clock, l’orologio dell’Apocalisse, il simulatore di quanto si è vicini alla distruzione a causa di conflitti o incidenti nucleari. Dal professor Alessandro Pascolini – fisico nucleare, già docente dell’Università di Padova e vicedirettore di Isodarco – arriva questa dichiarazione.

 

“Il Doomsday Clock ci ricorda quanto sia delicato e incerto l’equilibrio che permette la sopravvivenza dell’umanità in presenza delle armi nucleari e di nuove destabilizzanti tecnologie nell’attuale fase dei cambiamenti climatici che condizionano la vita sul nostro pianeta: ogni anno dal 1947 segna quanto tempo rimane prima della mezzanotte antecedente al giorno del giudizio.

La prima indicazione all’inizio della guerra fredda (1947) fu di mezzanotte meno sette minuti; con l’acquisizione delle armi nucleari da parte dell’URSS (1949) le lancette vennero portate a 3 minuti da mezzanotte; un ulteriore aggravamento (e siamo a meno due minuti) si ha con lo sviluppo delle armi termonucleari (1953). Nel corso degli anni, a fronte dell’evoluzione del confronto nucleare fra le superpotenze e la proliferazione in altri paesi, l’orologio si è allontanato e avvicinato alla mezzanotte; il momento più sicuro si è avuto nel 1991 alla fine della guerra fredda (17 minuti da mezzanotte) per poi via via aggravarsi negli anni successivi per l’incapacità del mondo politico internazionale di superare il confronto nucleare e di affrontare le problematiche legate al cambiamento climatico globale, fino a raggiungere lo scorso anno la distanza estremamente pericolosa di 100 secondi, ulteriormente aggravata quest’anno.
Il documento presentato (https://thebulletin.org/doomsday-clock/current-time/) risente pesantemente della guerra in Ucraina, con una precisa presa di posizione contro l’invasione russa. I temi affrontati sono, oltre alle problematiche della guerra, il rischio degli armamenti nucleari, gli effetti dei cambiamenti climatici, le minacce biologiche e delle tecnologie destabilizzanti.”

 

Qua sotto l’intero documento di Alessandro Pascolini.

 

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Gorbachev

 

Quasi un contrappeso tragico alle vicende belliche che stanno insanguinando il nostro continente. La scomparsa di Mickail Gorbachev, all’età di 91 anni e dopo una lunga malattia, accresce nel pensiero il divario tra le rivoluzionarie riforme Perestrojka e Glasnost decise come ultimo Presidente dell’Unione Sovietica (e gli appelli per il disarmo nucleare che ha via via poi lanciato nel corso della sua esistenza), e le minacce crescenti, col rischio sempre maggiore di un olocausto atomico, che il conflitto attuale sta generando.

 


Il comunicato diramato da AIMPGN

AIMPGN, Associazione Medica Italiana per la Prevenzione della Guerra Nucleare, piange la morte del presidente Mikhail Gorbacev.

La sua cortese accoglienza al Cremlino dei nostri Co-fondatori e Co-presidenti Bernard Lown ed Eugene Chazov, subito dopo il loro/nostro ricevimento a Oslo del Premio Nobel per la Pace 1985 – che si trasformò improvvisamente in un intenso pomeriggio di lavoro, terminato con la sua decisione unilaterale, ascoltando le posizioni forti dell’IPPNW, di vietare per sei mesi i test nucleari dell’URSS – testimoniano la sua grandezza che rimane un’indicazione vitale per gli incubi nucleari e la follia nucleare di oggi.

 

Riposa in pace, Presidente Gorbacev.


Vedi anche:


Immagine: Assieme a Michail Gorbaciov la delegazione IPPNW al IV Summit dei Premi Nobel per la Pace (Roma, 28 novembre 2003). A fianco, in prima fila, Ronald McCoy, presidente mondiale di IPPNW. Alle sue spalle, Michele Di Paolantonio e una giovane rappresentante dell’organizzazione.

Dalle Organizzazioni mondiali mediche e sanitarie, un nuovo e urgente appello

“In rappresentanza di medici, professionisti della sanità pubblica e studenti di medicina in tutto il mondo, chiediamo un immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari invasori e occupanti e una fine urgente negoziata dell’attuale guerra in Ucraina. Il pericolo allarmante e crescente di un’escalation nucleare deve essere invertito e la guerra nucleare prevenuta con l’eliminazione urgente delle armi nucleari.”

Inizia così l’appello che le varie Organizzazioni mediche IFMSA, IPPNW, WFPHA e WMA (*) hanno sottoscritto, portando ancora una volta l’accento, oltre che alla crescente crisi umanitaria conseguente al conflitto, anche al rischio sempre maggiore di arrivare all’arma atomica.

“Siamo profondamente turbati dalle notizie credibili di attacchi al personale sanitario e agli ospedali in Ucraina. Tali attacchi sono un assalto contro la nostra umanità condivisa. L’obbligo di proteggere il personale sanitario e le strutture, sancito dalle Convenzioni di Ginevra e dalle normative internazionali, è stato accettato da tutte le nazioni. Insistiamo affinché tutte le parti in conflitto rispettino la neutralità degli operatori sanitari il cui sacro obbligo è proteggere le vite e fornire assistenza a tutti sulla base del bisogno, senza paura o favore. Chiunque sia ferito o altrimenti bisognoso deve essere in grado di accedere alle cure.”

E il comunicato prosegue, e sottolinea come il pericolo radioattivo è già concreto, a causa dei combattimenti che hanno già coinvolto  (e che ulteriormente coinvolgerebbero) centrali nucleari attive nel territorio:

“Ciascuno dei 15 reattori nucleari operativi dell’Ucraina e le scorie radioattive di alto livello immagazzinate vicino a loro contengono enormi quantità di materiale radioattivo estremamente pericoloso e di lunga durata. L’attacco diretto, i danni informatici o fisici al loro funzionamento, compresa l’interruzione dell’energia e dell’acqua necessarie per il raffreddamento costante sia dei reattori che degli stagni di combustibile esaurito, rischierebbero incendi ed esplosioni che potrebbero causare un disastro radiologico in tutta l’Eurasia. Il funzionamento sicuro degli impianti nucleari deve essere garantito da tutte le parti e tali impianti non devono mai essere presi di mira.”

E’ quasi un paradosso – o una “presa in giro” – la recente affermazione che pur ci diede uno spiraglio di speranza; l’affermazione che “i leader russi e altri leader delle potenze nucleari hanno confermato di recente a gennaio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta. Anche una guerra nucleare limitata in una regione sarebbe una catastrofe globale.”

E pertanto, “La Russia e la NATO devono rinunciare esplicitamente all’uso di armi nucleari nell’attuale guerra in Ucraina.”

“In definitiva, tale catastrofe può essere completamente prevenuta solo eliminando le armi nucleari.

Pertanto, tutte le nazioni dovrebbero aderire e attuare il trattato sulla proibizione delle armi nucleari.”


Le Organizzazioni firmatarie:

  • IFMSA – International Federation of Medical Student Associations: immagina un mondo in cui gli studenti di medicina si uniscono per la salute globale e sono dotati delle conoscenze, abilità e valori per assumere ruoli di leadership sanitaria a livello locale e globale. Fondata nel 1951, è una delle organizzazioni studentesche più antiche e grandi del mondo. Rappresenta, collega e coinvolge una rete di 1,3 milioni di studenti di medicina provenienti da 145 organizzazioni nazionali in 134 Paesi.
  • IPPNWInternational Physicians for the Prevention of Nuclear War: è una federazione di organizzazioni professionali sanitarie in 56 paesi dedicate all’eradicazione delle armi nucleari (Premio Nobel per la Pace 1985).
  • WFPHAWorld Federation of Public Health Associations: è una federazione internazionale di 130 associazioni di sanità pubblica nazionali e regionali, che rappresentano 5 milioni di professionisti della sanità pubblica in tutto il mondo. La WFPHA è l’unica società professionale mondiale che rappresenta e serve l’ampio campo della salute pubblica a livello internazionale.
  • WMAWorld Medical Association: è un’organizzazione internazionale che rappresenta i medici, con 115 organizzazioni nazionali e migliaia di membri associati in tutto il mondo.

Qua il documento originale:

Common Security Approaches to Resolve the Ukraine and European Crises

E’ di Joseph Gerson, Presidente della Campaign for Peace, Disarmament and Common Security, un lungo articolo – Common Security Approaches to Resolve the Ukraine and European Crises – rilanciato nel portale dell’International Peace Bureau e focalizzato sulla situazione critica ai confini dell’Ucraina e che a molti pare sintomo di un’imminente guerra. Un documento estremamente interessante che sottolinea i molteplici aspetti della crisi, dalle esternazioni di Biden sull’imminente invasione russa alla relativa tiepida reazione, almeno di una parte dell’Europa.

 

“Sorprendentemente, in tutta Europa, c’è stata una relativa assenza di timori di un’imminente invasione russa. La convinzione è che i 100.000 soldati che la Russia ha dispiegato lungo i suoi confini con l’Ucraina siano uno stratagemma negoziale. E quando il segretario Blinken e il ministro degli Esteri russo Lavrov si sono incontrati a Ginevra, si sono impegnati per la futura diplomazia”.

“Questa è stata una crisi del tutto inutile, alimentata in larga misura dall’insistenza degli Stati Uniti nel mantenere la politica della “porta aperta” della NATO, quando la realtà è che non c’è modo che la Francia o la Germania acconsentano a che l’Ucraina diventi uno Stato membro della NATO”.

E’ da notare quanto le notizie dai media italiani risultino disallineate dalle valutazioni del dr. Gerson – continui sono i riferimenti dei media alle manovre dell’esercito russo che preluderebbero all’imminente invasione; ma nell’articolo in questione l’analisi e i suggerimenti proseguono:

La risoluzione della crisi potrebbe essere accelerata se il presidente Biden o il segretario Blinken affermassero l’ovvio: “Comprendiamo che ci sono profonde insicurezze da tutte le parti. Dato che i nostri alleati non hanno fretta di accogliere l’Ucraina nella NATO, proponiamo una moratoria sulle nuove adesioni alla NATO. Oltre a ciò, attendiamo con impazienza una serie di negoziati costruttivi per stabilire un quadro di sicurezza eurasiatico duraturo per il 21° secolo”. Una tale affermazione riporterebbe tutte le forze contendenti indietro dall’orlo del baratro. Invece, l’insistenza degli Stati Uniti nel mantenere la possibilità che Ucraina e Georgia aderiscano alla NATO sta esacerbando la crisi multiforme.”

La crisi oltretutto viene da lontano:

Nel 1990, la Carta di Parigi dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, firmata da 34 Capi di Stato, “ha inaugurato una nuova era in cui gli stati hanno assunto un impegno senza precedenti per le libertà individuali interne, la governance democratica, i diritti umani e la cooperazione transnazionale”. Sette anni dopo, è stato seguito dall’Atto istitutivo della NATO-Russia, che sanciva gli impegni per la parità di sicurezza e per non cercare la sicurezza a scapito della sicurezza dell’altro. E nel 1999 la Carta della Sicurezza Europea dell’OSCE i suoi Stati membri si impegnavano a “non rafforzare la loro sicurezza a scapito della sicurezza di altri Stati”. Più che il destino incerto dell’Ucraina, è la violazione di questi impegni di creare un ordine di sicurezza europeo post-Guerra Fredda che sta al centro dell’attuale pericolosa crisi. Malcolm X avrebbe detto che i polli sono tornati a casa ad appollaiarsi”.

Piuttosto che riconoscere e compensare gli errori commessi lungo il percorso, l’arrogante incapacità dei leader degli Stati Uniti e della NATO di riconoscere le legittime preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza ha accelerato quella che viene definita la crisi ucraina. In realtà è una crisi transeuropea. Contrariamente alla dura retorica pubblica di tutte le parti, sembra improbabile un’invasione russa dell’Ucraina a breve termine. Ma potrebbe essere innescata da un incidente – un incidente o un errore di calcolo non intenzionale.

Esistono opzioni diplomatiche di realpolitik e di sicurezza comune che potrebbero risolvere la crisi e basarsi sulla Carta di Parigi e sull’accordo istitutivo NATO-Russia. Sono stati sostenuti dall’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia James Matlock e nelle discussioni in via confidenziale di Track II tra altri ex funzionari e analisti della sicurezza statunitensi, russi ed europei.

Segue un lungo capitolo improntato sulla storia e l’impatto delle diverse crisi che hanno coinvolto la regione e che risalgono anche a secoli addietro, attraversando i grandi cambiamenti geopolitici che comprendono, tra gli altri, le vicende della Russia zarista e le tragiche conseguenze della brutale collettivizzazione agricola di Stalin. I paragrafi successivi riprendono le valutazioni sulla situazione attuale focalizzando e commentando tuttavia aspetti meno visibili – e forse meno allarmanti – del confronto in atto. Visioni e alternative non “di parte” che potrebbero anche aiutare i leader coinvolti al raffreddamento della crisi.


Riteniamo utile e importante la lettura dell’intera pubblicazione del Dr. Gerson; a tale scopo riportiamo in calce anche la traduzione italiana del testo.

TPNW: nuovamente rimandato il Meeting degli Stati aderenti

Dopo l’iniziale spostamento della data, è adesso nuovamente rimandato il Meeting degli Stati aderenti al TPNW.

Nello stesso Trattato (articolo 8, paragrafo 2) era stato specificato che la convocazione del primo Meeting avrebbe dovuto avvenire entro un anno dalla sua entrata in vigore quindi già nello scorso mese di Gennaio. Scadenza già però posticipata al marzo prossimo.

Leggiamo dalle News nel sito icanw.org:

“Il primo Meeting degli States Parties era originariamente previsto per il 22-24 marzo a Vienna, ma a causa delle continue sfide del COVID-19, gli Stati aderenti hanno avviato un processo di consultazione sulle migliori date e formati per procedere con l’incontro. Oltre alle preoccupazioni per la salute, la decisione di rinviare è stata dettata anche dal desiderio degli Stati aderenti di garantire un incontro inclusivo, a cui la società civile possa partecipare pienamente, cosa che sarebbe stata molto più difficile in un formato limitato e online.”

Causa dell’ulteriore posticipo è quindi l’emergenza sanitaria quale stiamo vivendo da due anni a questa parte, ma anche l’importanza di una partecipazione “in presenza” delle molteplici istanze della Società Civile a corredo del Meeting. E dalle Nazioni Unite ecco l’annuncio ufficiale:

“Il 31 gennaio 2022, gli States Parties del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari hanno deciso di riinviare l’incontro, dal 22 al 24 marzo 2022, e di mantenere una riserva provvisoria per le date del 19-21 luglio 2022 presso l’Ufficio delle Nazioni Unite di Vienna per garantire che le date rimangano disponibili; autorizzano il Presidente designato e il Segretariato a continuare a esplorare le alternative; richiedono al Presidente designato e al Segretariato di riferire su eventuali opzioni alternative”