Common Security Approaches to Resolve the Ukraine and European Crises

E’ di Joseph Gerson, Presidente della Campaign for Peace, Disarmament and Common Security, un lungo articolo – Common Security Approaches to Resolve the Ukraine and European Crises – rilanciato nel portale dell’International Peace Bureau e focalizzato sulla situazione critica ai confini dell’Ucraina e che a molti pare sintomo di un’imminente guerra. Un documento estremamente interessante che sottolinea i molteplici aspetti della crisi, dalle esternazioni di Biden sull’imminente invasione russa alla relativa tiepida reazione, almeno di una parte dell’Europa.

 

“Sorprendentemente, in tutta Europa, c’è stata una relativa assenza di timori di un’imminente invasione russa. La convinzione è che i 100.000 soldati che la Russia ha dispiegato lungo i suoi confini con l’Ucraina siano uno stratagemma negoziale. E quando il segretario Blinken e il ministro degli Esteri russo Lavrov si sono incontrati a Ginevra, si sono impegnati per la futura diplomazia”.

“Questa è stata una crisi del tutto inutile, alimentata in larga misura dall’insistenza degli Stati Uniti nel mantenere la politica della “porta aperta” della NATO, quando la realtà è che non c’è modo che la Francia o la Germania acconsentano a che l’Ucraina diventi uno Stato membro della NATO”.

E’ da notare quanto le notizie dai media italiani risultino disallineate dalle valutazioni del dr. Gerson – continui sono i riferimenti dei media alle manovre dell’esercito russo che preluderebbero all’imminente invasione; ma nell’articolo in questione l’analisi e i suggerimenti proseguono:

La risoluzione della crisi potrebbe essere accelerata se il presidente Biden o il segretario Blinken affermassero l’ovvio: “Comprendiamo che ci sono profonde insicurezze da tutte le parti. Dato che i nostri alleati non hanno fretta di accogliere l’Ucraina nella NATO, proponiamo una moratoria sulle nuove adesioni alla NATO. Oltre a ciò, attendiamo con impazienza una serie di negoziati costruttivi per stabilire un quadro di sicurezza eurasiatico duraturo per il 21° secolo”. Una tale affermazione riporterebbe tutte le forze contendenti indietro dall’orlo del baratro. Invece, l’insistenza degli Stati Uniti nel mantenere la possibilità che Ucraina e Georgia aderiscano alla NATO sta esacerbando la crisi multiforme.”

La crisi oltretutto viene da lontano:

Nel 1990, la Carta di Parigi dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, firmata da 34 Capi di Stato, “ha inaugurato una nuova era in cui gli stati hanno assunto un impegno senza precedenti per le libertà individuali interne, la governance democratica, i diritti umani e la cooperazione transnazionale”. Sette anni dopo, è stato seguito dall’Atto istitutivo della NATO-Russia, che sanciva gli impegni per la parità di sicurezza e per non cercare la sicurezza a scapito della sicurezza dell’altro. E nel 1999 la Carta della Sicurezza Europea dell’OSCE i suoi Stati membri si impegnavano a “non rafforzare la loro sicurezza a scapito della sicurezza di altri Stati”. Più che il destino incerto dell’Ucraina, è la violazione di questi impegni di creare un ordine di sicurezza europeo post-Guerra Fredda che sta al centro dell’attuale pericolosa crisi. Malcolm X avrebbe detto che i polli sono tornati a casa ad appollaiarsi”.

Piuttosto che riconoscere e compensare gli errori commessi lungo il percorso, l’arrogante incapacità dei leader degli Stati Uniti e della NATO di riconoscere le legittime preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza ha accelerato quella che viene definita la crisi ucraina. In realtà è una crisi transeuropea. Contrariamente alla dura retorica pubblica di tutte le parti, sembra improbabile un’invasione russa dell’Ucraina a breve termine. Ma potrebbe essere innescata da un incidente – un incidente o un errore di calcolo non intenzionale.

Esistono opzioni diplomatiche di realpolitik e di sicurezza comune che potrebbero risolvere la crisi e basarsi sulla Carta di Parigi e sull’accordo istitutivo NATO-Russia. Sono stati sostenuti dall’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia James Matlock e nelle discussioni in via confidenziale di Track II tra altri ex funzionari e analisti della sicurezza statunitensi, russi ed europei.

Segue un lungo capitolo improntato sulla storia e l’impatto delle diverse crisi che hanno coinvolto la regione e che risalgono anche a secoli addietro, attraversando i grandi cambiamenti geopolitici che comprendono, tra gli altri, le vicende della Russia zarista e le tragiche conseguenze della brutale collettivizzazione agricola di Stalin. I paragrafi successivi riprendono le valutazioni sulla situazione attuale focalizzando e commentando tuttavia aspetti meno visibili – e forse meno allarmanti – del confronto in atto. Visioni e alternative non “di parte” che potrebbero anche aiutare i leader coinvolti al raffreddamento della crisi.


Riteniamo utile e importante la lettura dell’intera pubblicazione del Dr. Gerson; a tale scopo riportiamo in calce anche la traduzione italiana del testo.