Beati gli operatori di pace

 L’intervento del rev. Olav Fykse Tveit, Segretario Generale del Consiglio Mondiale delle Chiese durante la celebrazione organizzata dalla Chiesa norvegese assieme ai rappresentanti di ICAN il 9 dicembre scorso, vigilia dell’assegnazione del Nobel.

“Abbiamo bisogno di incoraggiamenti, come il Premio per la Pace di quest’anno, per vedere che è possibile. È possibile per ICAN: è possibile per tutti noi.”


“’Gli operatori di pace’. Un termine molto bello. Riguarda la parte migliore della nostra umanità, riguarda ciò che ci permette di vivere insieme. Riguarda coloro che sono pacifici. Coloro che creano fiducia e favoriscono buoni rapporti. Che cercano di tirare fuori il meglio di noi. Coloro che tentano di risolvere i conflitti. Coloro che identificano ciò che ci unisce. Sono necessari, come prima, forse mai come prima.”

Inizia così il lungo e profondo intervento del rev. Olav Fykse Tveit, Segretario Generale del Consiglio Mondiale delle Chiese durante la celebrazione organizzata dalla Chiesa norvegese assieme ai rappresentanti di ICAN il 9 dicembre scorso, vigilia dell’assegnazione del Nobel.

È facile dare significato a tutto ciò che è racchiuso nella parola “pace” (shalom, saalam, eirene, pax): comunità, unità, solidarietà, disponibilità a condividere, tutto ciò che fa appartenere a tutti coloro che si prendono cura gli uni degli altri. La pace è benessere, salute, felicità e vita. Abbiamo bisogno di pace per vivere in comunità. E’ ciò che riferisce a ciò che chiediamo quando preghiamo per il “pane quotidiano”. Questo è un compito di vita grande e avvincente: proteggere la nostra pace, agire in un modo che ci consenta di essere “uno”, anche se siamo diversi.

E nel concreto, nella risposta all’urlo del mondo verso chi ci può tenere uniti nella pace e nella giustizia, in modo da poter creare un futuro per i nostri figli e nipoti, Abbiamo bisogno di parole che ci possano unire. Abbiamo bisogno di parole che possano stabilire norme e accordi su come le cose dovrebbero essere, anche se le cose non sono in realtà così, non ancora.

Il mondo ha bisogno di accordi internazionali, ma ne abbiamo bisogno ora, non soltanto quando infine saranno tutti d’accordo e ogni problema sia stato risolto.

Ogni nazione può contribuire alla creazione di un mondo senza armi nucleari, la sopravvivenza del più forte non è l’unico modo che debba prevalere, devono essere tentati diversi percorsi verso la pace. Diritti umani e diritto internazionale sono necessari, ed è necessario il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. In caso contrario, non ci sarà pace.”

 

Ma più che gli accordi internazionali – resta urgente l’azione immediata – sono gli esempi degli “operatori di pace” a incoraggiare tutti noi al lavoro per “cambiare in meglio il mondo”:

“Abbiamo bisogno di esempi della nostra potenzialità per cambiare in meglio il mondo. Noi, tutti noi in generale, possiamo contribuire alla costruzione della pace, rendendo il mondo più pacifico. Abbiamo bisogno di incoraggiamenti, come il Premio per la Pace di quest’anno, per vedere che è possibile. È possibile per ICAN: è possibile per tutti noi.
Tutti hanno bisogno di pace. Ne abbiamo bisogno nei nostri rapporti più stretti, a livello locale, a livello nazionale, in tutto il mondo, tra diversi gruppi e popoli, tra diversi gruppi etnici e razze, e tra diverse religioni e convinzioni.”


Qui il link alla pagina originale:

http://www.oikoumene.org/en/resources/documents/wcc-general-secretary-sermon-in-trefoldighetskirken-oslo-09-12-2017/