ERUZIONI VULCANICHE ED INVERNO NUCLEARE

Comunicato stampa del 19 aprile 2010


L’effetto delle enormi quantità di polveri emesse dalle eruzioni vulcaniche, che in questi giorni tocca molto praticamente la vita di molte persone, è alla base delle elaborazioni di calcolo su cui si fonda la teoria scientifica del cosiddetto “Inverno Nucleare”, che, elaborata nel 1984 dallo scienziato sovietico Wladimir Alexandrov e dallo scienziato svedese Paul Crutzen, Premio Nobel per la Chimica nel 2009, pose (insieme al concetto di guerra nucleare non intenzionale, cioè per errore tecnico o umano) le basi scientifiche per l’accelerazione del processo di disarmo nucleare USA-URSS in Europa. Sulla base dei parametri relativi alla filtrazione delle radiazioni solari da parte delle polveri vulcaniche gli scienziati  calcolarono che in caso anche di poche esplosioni nucleari l’enorme quantità di polveri che si innalzerebbero sotto forma di nubi a forma di fungo dagli obiettivi colpiti causerebbero, schermando il sole, l’abbassamento delle temperature medie sul pianeta, provocando fame e freddo, con il collasso della fotosintesi clorofilliana e quindi dei raccolti.
Il richiamo a questi concetti è stato scritto nel marzo 2009 nell’appello che trecento professionisti ed accademici della medicina mondiale, organizzati nell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, rivolsero al Presidente Obama chiedendogli una svolta nella dottrina nucleare americana ed un rinnovato impegno per la non proliferazione nucleare ed il disarmo e che contribuì alla sua Dichiarazione di Praga dell’aprile 2009, propedeutica al nuovo recente accordo di disarmo nucleare START 3 Usa-Russia.
La Sezione Italiana dell’Internazionale Medici, che ha animato recentemente in Sicilia un incontro tra Sindaci Iraniani, Iracheni ed Italiani per trattare di pace e disarmo, si auspica che la consapevolezza che, anche su basi scientifiche, animò oltre venti anni fa Reagan e Gorbaciov per accordarsi sullo smantellamento dei missili nucleari dall’Europa, possa spingere l’Iran a marcare nettamente, attraverso nette garanzie nei confronti della comunità internazionale, il limite tra produzione di energia nucleare a scopi civili e perseguimento della realizzazione di armi nucleari.

 

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