Un documento dal prof. Pascolini (Università di Padova) all’annuncio odierno del “Doomsday Clock”.
Quest’anno, il Comitato per la Scienza e la Sicurezza del Bulletin of the Atomic Scientists ha mantenuto le lancette dell’Orologio del Giorno del Giudizio (il Doomsday Clock) a soli 90 secondi dalla mezzanotte, il momento più vicino alla catastrofe globale fin dal 1947.
Il Doomsday Clock ci ricorda quanto sia delicato e incerto l’equilibrio che permette la sopravvivenza dell’umanità in presenza delle armi nucleari e di nuove destabilizzanti tecnologie nell’attuale fase dei cambiamenti climatici che condizionano la vita sul nostro pianeta: ogni anno dal 1947 segna quanto tempo rimane prima della mezzanotte antecedente al giorno del giudizio.
La prima indicazione all’inizio della guerra fredda (1947) fu di mezzanotte meno sette minuti; con l’acquisizione delle armi nucleari da parte dell’URSS (1949) le lancette vennero portate a 3 minuti da mezzanotte; un ulteriore aggravamento (e siamo a meno due minuti) si ha con lo sviluppo delle armi termonucleari (1953). Nel corso degli anni, a fronte dell’evoluzione del confronto nucleare fra le superpotenze e la proliferazione in altri paesi, l’orologio si è allontanato e avvicinato alla mezzanotte; il momento più sicuro si è avuto nel 1991 alla fine della guerra fredda (17 minuti da mezzanotte) per poi via via aggravarsi negli anni successivi per l’incapacità del mondo politico internazionale di superare il confronto nucleare e di affrontare le problematiche legate al cambiamento climatico globale, fino a raggiungere lo scorso anno la distanza estremamente pericolosa di soli 90 secondi.
Oggi, ancora una volta, abbiamo fissato l’Orologio del Giorno del Giudizio a 90 secondi dalla mezzanotte, perché l’umanità continua ad affrontare un livello di pericolo senza precedenti. La nostra decisione non deve essere interpretata come un segnale di alleggerimento della situazione della sicurezza internazionale. Al contrario, i leader e i cittadini di tutto il mondo dovrebbero prendere questa dichiarazione come un avvertimento crudo e rispondere con urgenza, come se oggi fosse il momento più pericoloso della storia moderna. Perché potrebbe esserlo.
Di seguito i contenuti principali del documento presentato il 23 gennaio (https://thebulletin.org/doomsday-clock/current-time/).
Le molte dimensioni della minaccia nucleare
Una risoluzione duratura della guerra russa in Ucraina appare distante e l’uso di armi nucleari in tale conflitto da parte della Russia rimane una seria possibilità. La situazione è aggravata dall’installazione di armi nucleari tattiche in Bielorussia e dalla “sospensione” russa dal trattato New Start e dal suo “ritiro” della ratifica del trattato per il bando dei test nucleari (CTBT), mentre gli Stati Uniti neppure discutono la possibilità della loro ratifica.
L’ultimo anno è stato caratterizzato da relazioni difficili tra le maggiori potenze nucleari – Cina, Russia e Stati Uniti – impegnate in vigorosi programmi di modernizzazione nucleare che minacciano di scatenare una triplice corsa agli armamenti nucleari, mentre l’architettura mondiale del controllo degli armamenti continua a crollare.
L’Iran continua ad arricchire l’uranio fino ad avvicinarsi al grado necessario per un’arma, mentre gli sforzi per ripristinare l’accordo sul nucleare iraniano sembrano destinati all’insuccesso, anche per la crescente reciproca ostilità fra gli USA e l’Iran.
Il programma nucleare della Corea del Nord continua ad avanzare costantemente in parallelo allo sviluppo di missili a lunga e lunghissima gittata. In risposta, la Corea del Sud ha chiesto un maggiore impegno nucleare americano per la sua difesa, cosa che potrebbe non bastare a placare l’appetito della Corea del Sud per una propria forza deterrente.
India e Pakistan continuano ad accumulare armi nucleari e sistemi di lancio. Le prospettive per la cooperazione e la riduzione delle minacce nella regione rimangono desolanti.
La guerra a Gaza tra Israele e Hamas ha il potenziale di degenerare in un più ampio conflitto mediorientale che potrebbe rappresentare una minaccia imprevedibile a livello regionale e globale.
Le inquietanti prospettive del cambiamento climatico
Il mondo nel 2023 è entrato in un “territorio inesplorato” per quanto riguarda gli impatti climatici. L’anno scorso è stato il più caldo mai registrato, con condizioni estreme – tra cui incendi massicci, inondazioni su larga scala e ondate di calore prolungate – e il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la minima estensione dall’avvento dei dati satellitari, circa 2,67 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media 1991-2023.
Inoltre, la maggior parte delle perdite di vite umane (oltre il 90%) e la maggior parte delle perdite economiche (si stima il 60%) in tutto il mondo a causa di disastri legati alle condizioni meteorologiche si è verificata nei paesi in via di sviluppo, evidenziando l’iniqua distribuzione degli impatti climatici.
Le emissioni globali di gas serra hanno continuato ad aumentare, raggiungendo il record di 57,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente. Il mondo rischia di superare già entro il 2027 l’obiettivo dell’accordo di Parigi sul clima (mantenersi sotto 1,5 °C sopra i livelli pre-industriali) a causa dell’insufficiente impegno a ridurre le emissioni di gas serra. Per arrestare l’ulteriore riscaldamento, il mondo deve raggiungere emissioni nette di anidride carbonica pari a zero.
Oltre a questi fattori preoccupanti, è incoraggiante il fatto che nel mondo si stiano registrando investimenti record e in crescita nelle energie rinnovabili, superando quelli per combustibili fossili, ma nonostante tali segnali di speranza, per arrestare l’ulteriore riscaldamento l’economia mondiale deve raggiungere emissioni nette di anidride carbonica pari a zero, e prima lo si farà, minore sarà la sofferenza umana dovuta agli sconvolgimenti climatici.
Evoluzione crescente delle minacce biologiche
La rivoluzione delle scienze della vita e delle tecnologie associate è in continua espansione, soprattutto grazie all’aumento dell’efficienza delle tecniche di ingegneria genetica. La convergenza degli strumenti emergenti di intelligenza artificiale e delle tecnologie biologiche potrebbe fornire informazioni che consentirebbero a stati, gruppi subnazionali e attori non statali (anche privi di sufficienti competenze) di creare agenti biologici più dannosi e trasmissibili.
Organizzazioni terroristiche continuano a perseguire agenti e armi biologiche e gli eventi attuali aumentano la preoccupazione per il possibile uso di agenti biologici da parte di gruppi terroristici in Medio Oriente e altrove.
Altri due tipi di rischi biologici continuano a destare preoccupazione: il rilascio accidentale di organismi dai laboratori e le malattie infettive che si verificano naturalmente, soprattutto quelle con potenziale pandemico. La deforestazione, l’urbanizzazione e i cambiamenti climatici continuano a destabilizzare le relazioni microbo-ospite e a facilitare l’emergere di malattie infettive. Con l’aumento del numero di laboratori e della quantità di ricerche rischiose e con l’incapacità di standardizzare le pratiche di laboratorio sicure e di istituire un’adeguata supervisione della ricerca, il rischio di rilascio accidentale di agenti patogeni pericolosi si sta aggravando.
I pericoli dell’intelligenza artificiale (AI) e di altre tecnologie dirompenti
Uno degli sviluppi tecnologici più significativi dell’ultimo anno ha riguardato il drammatico progresso dell’intelligenza artificiale generativa. Se alcuni autorevoli esperti esprimono preoccupazione per rischi esistenziali derivanti da ulteriori rapidi progressi nel settore, altri concentrano l’attenzione sulle minacce reali e immediate che l’AI pone.
L’AI è una tecnologia chiaramente dirompente e i recenti sforzi per una governance globale dell’AI dovrebbero essere ampliati.
Il caos, il disordine e le disfunzioni crescenti nel nostro ecosistema informativo minacciano la democrazia e la nostra capacità di affrontare sfide difficili, ed è evidente che l’AI ha un grande potenziale per accelerare enormemente questi processi di corruzione e deformazione delle informazioni. La corruzione dell’ambiente dell’informazione, abilitata dall’AI, potrebbe essere un fattore importante per impedire al mondo di affrontare efficacemente altre minacce urgenti, come la guerra nucleare, le pandemie e il cambiamento climatico.
L’uso dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie informatiche, combinate con vari sensori per l’analisi in tempo reale, ha accelerato la capacità dei regimi autoritari di monitorare le attività dei cittadini, di reprimere e perseguitare i dissidenti, di censurare ciò che i cittadini sono in grado di vedere e ascoltare e di manipolare l’opinione pubblica.
Gli usi militari dell’AI stanno accelerando nei settori dell’intelligence, della sorveglianza, della ricognizione, della simulazione e dell’addestramento. Particolarmente preoccupanti sono le armi autonome letali, che identificano e distruggono obiettivi senza l’intervento umano. La decisione di affidare all’AI il controllo di importanti sistemi fisici, in particolare le armi nucleari, potrebbe rappresentare una minaccia esistenziale diretta per l’umanità. Ma si tratta comunque di decisioni umane sbagliate.
Fortunatamente, molti paesi stanno riconoscendo l’importanza di regolamentare l’AI e stanno iniziando a prendere provvedimenti per ridurne il potenziale dannoso. Ma si tratta solo di piccoli passi; molto di più deve essere fatto per istituire regole e norme efficaci, nonostante le sfide scoraggianti che comporta la regolamentazione dell’intelligenza artificiale.
Se da un lato la rapida proliferazione di piccoli satelliti promette un maggiore accesso a un Internet non censurato e una maggiore resistenza agli attacchi, dall’altro si assiste a una crescente belligeranza tra Stati Uniti, Russia e Cina nello spazio.
Alcuni attori del settore privato esercitano potere e influenza attraverso il controllo di tecnologie dirompenti come i social media, l’intelligenza artificiale e l’accesso ai fornitori di servizi Internet dallo spazio. Una governance appropriata di queste tecnologie è un aspetto essenziale per gestire il loro sorgere e crescere.
Come riportare indietro l’orologio
Tutti sulla Terra hanno interesse a ridurre la probabilità di catastrofi globali causate da armi nucleari, cambiamenti climatici, progressi nelle scienze della vita, tecnologie dirompenti e corruzione diffusa dell’ecosistema informativo mondiale. Queste minacce, singolarmente e in quanto interagiscono, hanno un carattere e una portata tali che nessuna nazione o leader può tenerle sotto controllo. Questo è il compito dei leader e delle nazioni che lavorano insieme nella convinzione comune che le minacce comuni richiedano un’azione comune.
Come primo passo, e nonostante i loro profondi disaccordi, le tre principali potenze mondiali – Stati Uniti, Cina e Russia – dovrebbero avviare un serio dialogo su ciascuna delle minacce globali qui delineate. Questi tre Paesi devono assumersi ai massimi livelli la responsabilità del pericolo esistenziale che il mondo si trova ad affrontare. Hanno la capacità di riportare il mondo dall’orlo della catastrofe. Dovrebbero farlo, con chiarezza e coraggio, e senza indugio. Mancano solo 90 secondi alla mezzanotte.
Alessandro Pascolini – Padova 23 gennaio 2024