Ma se (anche) la Francia…

Una lunga riflessione dalle pagine online dell’Huffington Post a firma Alan Robock, Professore Emerito di climatologia al Dipartimento di Scienze Ambientali della Rutgers University.


Fa scalpore in questi giorni la dichiarazione di Putin all’indomani del lancio di missili da un sottomarino russo contro postazioni dell’ISIS, che porta a sottolineare con una sorta di “speriamo di non doverle mai usare” l’ipotesi seppur remota di un possibile uso delle “testate di tipo speciale” con cui quei missili da crociera potrebbero venire armati.

Solo una prova di forza probabilmente, nel gioco degli equilibri militari tra le superpotenze che si manifestano adesso anche tra i confini di quel Medio Oriente mai in pace. Un “potremmo premere il grilletto ma non credo che debba servire” che rischia però di portare pericolosamente in pendenza uno dei bracci di quella fragile altalena oscillante tra la speranza di un disarmo nucleare e la catastrofe globale, tra la consapevolezza reciproca della Mutual Assured Destruction e l’idea che un uso limitato dell’atomica possa essere tutto sommato possibile senza eccessivi danni al di là dell’obiettivo designato.

Una lunga riflessione viene dalle pagine online dell’Huffington Post a firma Alan Robock, Professore Emerito di climatologia al Dipartimento di Scienze Ambientali della Rutgers University. Che introduce così:

“Le 300 testate nucleari francesi sono state inutili per proteggere dai terribili attacchi suicidi  di Parigi. E se pure la Francia le utilizzasse mai per attaccare città e aree industriali di un altro Paese, essa stessa diverrebbe un attentatore suicida…”

Una “Self Assured Destruction”, una distruzione suicida assicurata, cioè, anche se l’attacco nucleare riuscisse senza reazioni della controparte: il Nuclear Winter, l’”inverno nucleare” che ne seguirebbe, porterebbe anche la stessa nazione attaccante a veder morire i propri cittadini per le conseguenze globali degli effetti climatici – per freddo, per fame – effetti che durerebbero per più di una decade dalle esplosioni.

“E’ indispensabile per la Francia e il resto del mondo sbarazzarsi dei loro arsenali nucleari. Essi non possono essere utilizzati senza mettere in pericolo la nazione attaccante.

La minaccia del loro utilizzo da qualsiasi nazione è ridicolo e non può essere preso sul serio. Non forniscono un deterrente. Non solo le armi nucleari non dissuadono i terroristi, non dissuadono nemmeno le stesse nazioni dall’attaccare. Basti pensare all’attacco al Regno Unito dall’Argentina (la guerra per le Isole Falkland), in Israele (la Guerra dei Sei Giorni) e l’invasione dell’Europa orientale dopo la seconda guerra mondiale.”

“Mentre continuano i più importanti negoziati sul clima alla 21° Conferenza delle Parti a Parigi nel dicembre 2015, dobbiamo tenere a mente che la più grande minaccia per il nostro pianeta non è il riscaldamento globale ma l’uso accidentale o intenzionale delle armi nucleari. Abbiamo bisogno di bandire le armi nucleari ora, poi avremo il lusso di affrontare il problema del riscaldamento globale.”


N.B. L’intero articolo è pubblicato su questa pagina:

http://www.huffingtonpost.com/alan-robock/paris-nuclear-weapons-and_b_8734454.html


Qui un intervento del Dr. Robock. “Nuclear winter – still possible but preventable”

Don’t Bank on the Bomb!

Don't Bank On The BombDall’organizzazione PAX (aderente a ICAN e già nota come IKV Pax Christi) ecco il nuovo report aggiornato, presentato quest’oggi 12 novembre. Un elenco dettagliato del comportamento dei vari istituti finanziari nei confronti del loro impatto economico nella filiera di produzione delle armi nucleari.

Si lotta per l’ eliminazione degli ordigni ma occorre anche agire affinché gli stessi finanziamenti alle imprese (e su questo circolano enormi interessi!) vengano abbattuti. Nel sito dell’organizzazione ecco la pagina descrittiva utile per realizzare azioni concrete.


Link:

 

Share widely! Take action!

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Quattro Risoluzioni all’UN General Assembly: una vittoria di tutti noi

un-logoReally good news sul grande tabellone luminoso che ha comunicato via via l’esito delle votazioni in seduta plenaria all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, First Committee. Quattro importanti Risoluzioni che hanno visto protagonisti i rappresentanti di quasi duecento Nazioni, e in schiacciante maggioranza di consensi.

Il nome dei testi approvati non ci è nuovo e riporta, adesso nel consesso ufficiale della rappresentanza dei popoli del pianeta, l’eco dei grandi sforzi di preparazione e partecipazione delle recenti Conferenze sull’impatto umanitario nell’uso delle armi nucleari, Oslo, Nayarit, Vienna. Un grazie a ICAN e alle organizzazioni affiliate: la dimostrata realtà delle conseguenze terribili sulla vita dell’uomo e del pianeta ha superato – e adesso anche nelle alte sfere delle diplomazie mondiali – i concetti antichi di deterrenza per la propria sicurezza nazionale.

Prevedibile un dissenso da parte dei Nuclear States e dei loro alleati. Forse meno prevedibile l’uragano di Yes seguiti alla discussione dei documenti. E’ da sottolineare il tentativo da parte degli Stati nucleari di bloccare la discussione del testo presentato dall’Open Ended Working Group slittata poi al 5 novembre (le prime tre sono state votate il 2 novembre scorso) e comunque il risultato è stato notevole.

Che dire ancora della minoranza di voti contrari? Stati Uniti, Israele e NATOin primis, spiccando invece le, diciamo così, “anomalie” di Cina e Corea del Nord – la prima pur membro del “Nuclear Club”, la seconda con le aspirazioni a diventarlo – astenute o, nell’ultimo caso, perfino con un Sì da parte del rappresentante di Pyongyang.


Le Risoluzioni e le votazioni al First Committee

A/C.1/70/L.37 – Humanitarian consequences of nuclear weapons

  • YES: 136
  • No: 18
  • Abstain: 21

Qui il dettaglio delle votazioni

 

A/C.1/70/L.38 – Humanitarian pledge for the prohibition and elimination of nuclear weapons

  • YES: 128
  • NO: 29
  • Abstain: 18

Qui il dettaglio delle votazioni

 

A/C.1/70/L.40 – Ethical imperatives for a nuclear-weapon-free world

  • YES: 124
  • NO: 35
  • Abstain: 15
 A/C.1/70/L.13/Rev.1 – Taking forward multilateral nuclear disarmament negotiations
  • YES: 135
  • NO: 12
  • Abstain: 33

 


Fonte: Reaching Critical Will – the disarmament programme of the Women’s International League for Peace and Freedom (WILPF) http://reachingcriticalwill.org/

 

Importante Risoluzione dall’Assemblea Generale dell’Associazione Medica Mondiale

Da Mosca, dall’Assemblea Generale della WMA, la World Medical Association – che riunisce tutte le Federazioni Nazionali degli Ordini dei Medici – arriva un’importante Risoluzione di condanna delle armi nucleari, rivolta sia ai governi che alle varie Associazioni mediche nel mondo.

Dalla pagina descrittiva del sito di IPPNW http://peaceandhealthblog.com è possibile leggerne il testo, il cui primo capoverso rammenta le responsabilità e i doveri che la professione medica ha, nel suo consacrarsi al servizio dell’umanità, nei confronti della salute dei pazienti. E di conseguenza sottolinea come un proprio dovere l’impegno per l’eliminazione delle armi nucleari.

Nel dettaglio del secondo capoverso, oltre alla condanna di quanto concerne l’arma atomica (sviluppo, sperimentazione, produzione, stoccaggio, minaccia …) e alla richiesta ai governi di impegnarsi per la loro eliminazione, viene rivolto un appello a tutte le associazioni mediche nazionali perché si affianchino al lavoro della World Medical Association nel “sostenere questa dichiarazione, utilizzare le risorse educative disponibili per educare il grande pubblico e per sollecitare i rispettivi governi a lavorare verso l’eliminazione delle armi nucleari”.

E’ un appello all’impegno per l’intera classe medica, cosciente delle tremende conseguenze in termini di sofferenza umana e devastazione del pianeta che un conflitto nucleare produrrebbe.


 World Medical Association (WMA) Statement on Nuclear Weapons

Dal “New England Journal of Medicine”

The_New_England_Journal_of_MedicineUn nuovo appello scaturisce dalle pagine del prestigioso New England Journal of Medicine, più di cinquant’anni dopo la pubblicazione di una serie di articoli che denunciavano già da allora, e con dati scientifici alla mano, le gravissime conseguenze di un’esplosione nucleare sulla vita umana, sulle strutture civili e sull’ambiente – una ricerca scrupolosa e obiettiva da parte di medici che contribuirono a creare le importanti organizzazioni Physicians for Social Responsibility (PSR) e International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW).

Read full article here

Ed ecco ora un nuovo articolo, scritto da Victor W. Sidel e Ira Helfand, rispettivamente membro emerito di PSR e co-presidente di IPPNW. Partendo dalla tremenda visione di una Hiroshima annientata settant’anni fa e ripercorrendo i progressi ottenuti negli anni ’80 nella mobilitazione delle coscienze dando conoscenza dell’enorme minaccia all’umanità provocata dalla corsa al riarmo, va adesso a scuotere la comunità medica mondiale – che dalla fine della Guerra Fredda, come del resto tanti nel mondo, aveva iniziato a porvi meno attenzione – incitandola a prendere ancora una volta il compito di contribuire alla messa al bando e all’eliminazione delle armi nucleari.

“Negli anni successivi alla fine della Guerra Fredda, la comunità medica ha prestato molto meno attenzione a questo problema. Noi, come la maggior parte del mondo, abbiamo agito come se il pericolo di una guerra nucleare fosse una cosa del passato. Nella misura in cui abbiamo considerato la questione, ci siamo concentrati sulla possibilità che terroristi o “stati canaglia” come la Corea del Nord e l’Iran acquisiscano armi nucleari. Anche se queste sono minacce importanti, è fondamentale che ci rendiamo conto che il pericolo maggiore è rappresentato dagli arsenali dei paesi che hanno già armi nucleari. Restano nel mondo oggi più di 15.000 testate nucleari, il 95% delle quali sono negli arsenali degli Stati Uniti e la Russia. Di queste testate, circa 2000 sono in stato di allerta. Possono essere lanciate in meno di 15 minuti e possono distruggere i loro obiettivi in tutto il mondo dopo 30 minuti”.

……….

“A riconoscimento di questa grave minaccia per la sopravvivenza umana, i governi di tutto il mondo si sono riuniti nel corso degli ultimi 3 anni in una serie di conferenze straordinarie per discutere le conseguenze mediche, che hanno definito l’impatto umanitario, di una guerra nucleare. Un totale di 116 paesi hanno firmato l'”Impegno Umanitario” per cercare un nuovo trattato che possa colmare una lacuna fondamentale nel diritto internazionale, che ancora non vieta il possesso di queste armi, e spingere per la loro abolizione.

Noi riteniamo che la comunità medica ha la responsabilità di sostenere questo movimento. L’American Medical Association ha recentemente approvato una risoluzione che invita tutte le nazioni a “mettere al bando ed eliminare le armi nucleari”, e la World Medical Association sta valutando di presentare una risoluzione simile, nella riunione a Mosca nel mese di ottobre. I medici hanno bisogno di agire su queste risoluzioni, dando l’allarme a un mondo che è cresciuto pericolosamente compiacente riguardo il pericolo nucleare poiché andiamo sempre più vicini a una catastrofe inimmaginabile. Abbiamo bisogno di educare di nuovo i nostri pazienti, il pubblico in generale, e nostri leader politici sulle conseguenze mediche della guerra nucleare e la necessità urgente di abolire queste armi prima di essere utilizzate.”


Link utili:

 

Per una fine “salutare” dell’era nucleare. Intervista a Tilman Ruff

Tilman Ruff alle Nazioni Unite

Una lunga intervista che fa il punto della situazione sulle iniziative, i progressi e le difficoltà nel percorso per la concretizzazione di un supporto giuridico di proibizione delle armi nucleari. Con riferimento – nel primo quesito – alla posizione particolare del governo australiano, sì genericamente favorevole al disarmo ma (anche per via delle origini e della storia di occupazione e dipendenza dell’Australia dai susseguenti Stati imperiali) ricercando ancora oggi una sorta di protezione sotto l’ombrello atomico dei Nuclear States. Pur non possedendo armi nucleari ma ugualmente coinvolta nella catena globale di strutture per una “deterrenza nucleare estesa” nell’area orientale del pianeta.

E questo fa sì che si opponga ai progressi verso un trattato completo per la messa al bando delle armi nucleari.

L’intervista tocca anche gli aspetti cruciali dello sforzo di divulgazione e convincimento da parte di IPPNW sulla necessità urgente di un disarmo totale per via delle conseguenze catastrofiche nell’intero pianeta. “Un aspetto che scaturisce in occasione delle varie conferenze è che più impariamo riguardo gli effetti delle armi nucleari, peggio risulta essere la prospettiva. Nelle valutazioni da parte dei militari vengono enfatizzati gli effetti iniziali delle esplosioni e delle radiazioni ma sottovalutando gli effetti maggiori sui civili e le infrastrutture per via degli incendi e le tempeste di fuoco susseguenti. Le moderne scienze climatiche hanno dimostrato che avverrebbero gravi, globali e persistenti sconvolgimenti climatici – oltre che un decadimento delle risorse agricole anche solo per causa di un conflitto usando una frazione minuscola dell’arsenale nucleare globale, anche se le armi vengano fatte esplodere in una sola regione.”

E una speranza è nata dall’istituzione di ICAN, quale più promettente ed emozionante iniziativa degli ultimi 25 anni dalla fine della Guerra Fredda. Tre conferenze (Oslo, Nayarit e Vienna – ndt) sono state punti di riferimento e l’ultima – svolta a Vienna – ha prodotto l’Humanitarian Pledge, l’Impegno Umanitario sottoscritto da più di 115 Stati.

L’ultimo passo dell’intervista tocca i recenti trattati sulla messa al bando delle mine e delle cluster bombs, come pure l’imminente trattato sul commercio delle armi. Tilman Ruff sottolinea come “il progresso nella messa al bando di queste armi inumane è stato possibile quando è stato ampiamente compreso che gli effetti di quelle armi sono inaccettabili. L’imperativo umanitario per la loro eliminazione ha allora prevalso sulle argomentazioni circa la loro utilità politica e militare.”

 

Titolo originale: A “healthy end” to the nuclear era: interview with Tilman Ruff

http://peaceandhealthblog.com/2015/10/14/tilman-ruff-interview/


 

Tilman Ruff, consulente per l’OMS e la Croce Rossa australiana, è co-presidente dell’IPPNW ed ex presidente della filiale australiana, MAPW. Ricopre il ruolo di rappresentante di IPPNW nel comitato direttivo internazionale di ICAN e scrive e parla spesso della necessità di bandire ed eliminare le armi nucleari.

 

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